Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

sabato 1 febbraio 2014

"Imbolc - Candelora": 2 Febbraio




Il tempo della purificazione
e il tempo della Madre




Nella ruota dell’anno, la Candelora è una sorta di porta tra l’inverno, oramai al suo declino, e l’imminente primavera. 
E’ il periodo adatto ai riti propiziatori per attirare fecondità e fertilità, riti che saranno determinanti per l’annata agricola che sta per cominciare.
Questo passaggio contrassegna simbolicamente il transito dal “periodo oscuro” del calendario indoeuropeo contrassegnato dal freddo, dal buio e dalla morte dell’inverno verso il rinnovamento del cosmo che magnificamente si esprime con la primavera.

Le origini della Candelora vanno ricercate nelle antiche celebrazioni italiche, legate soprattutto alle divinità romane.
Nella Roma antica il mese di febbraio era un momento contrassegnato dal caos, dal rimescolamento tra vecchio e nuovo e non a caso è ancora oggi legato al Carnevale, la festa celebrativa della confusione e del ribaltamento delle regole.
Macrobio sosteneva che la parola latina februarius fosse connessa ai riti purificatori. Februare infatti significa purificare, espiare. 
Numa aveva dedicato questo periodo al dio Februus: in questi giorni andava purificata la città e onorati i defunti e gli appartenenti al mondo “infero”. In questo senso i riti di febbraio potevano essere considerati speculari alle feste autunnali dedicate ai morti oggi conosciute come “Ognissanti” o “Halloween”. 
Nella februatio, la purificazione della città, le donne giravano per le strade con ceri e fiaccole accese, simbolo di luce.

Ma al legame con il mondo infero prevalsero i significati legati maggiormente all’aspetto luminoso della primavera imminente, in corrispondenza con riti agresti di propiziazione per l’anno agricolo che andava ad aprirsi.
I Lupercali o Lupercalia si festeggiavano alle Idi di febbraio (il 15), per i romani l’ultimo mese dell’anno, e che servivano a purificarsi prima dell'avvento dell'anno nuovo e a propiziarne la fertilità.

La cerimonia, legata alla Lupa che allattò Romolo e Remo, vede due giovani patrizi (chiamati luperci) correre forsennatamente, dopo un rito purificatorio, nudi e colpire nella corsa con delle corregge di pelle di capra le donne astanti. Questo rito assicurava a quest’ultime la fertilità.

In realtà tale rito di purificazione e fecondazione simbolica era pre-romano, quando regnava il dio Fauno simboleggiato dall’hircus, il caprone: “…la cerimonia dei due giovinetti nobili era un tipico rito di passaggio dall’infanzia alla giovinezza, mentre la corsa sfrenata dei giovani nudi e cinti di pelle di capra simboleggiava, nel finire dell’anno e nella sua rifondazione, il periodo in cui tutto si rinnovava
 
Con l’avvento dei Sabini, che avevano come animale simbolico il lupo (hirpus), forse per una sorta di omonimia o per un’assonanza simbolica, i due animali (lupo e caprone) fusero i loro significati. 
Ma nei Lupercali appare anche Giunone, come Iunio Februata ovvero purificata e come Iunio Sospita ovvero la Salvatrice nelle calende di febbraio. 
Giunone era protettrice dei parti e della fecondità e le celebrazioni a lei dedicate assicuravano non solo fertilità alle donne ma anche la salute e la forza per portare a termine le gravidanze. Era detta anche Lucina, dea della luce.
Ancora nel 1805 nel Lunario Toscano si legge, in relazione al 2 di febbraio: "la mattina si fa la benedizione delle candele, che si distribuiscono ai fedeli, la qual funzione fu istituita dalla Chiesa per togliere un antico costume ai gentili, che in questo giorno in onore della falsa dea Februa con fiaccole accese andavano scorrendo per le città, mutando quella superstizione in religione e pietà cristiana".

La festa della Candelora celebrata dalla Chiesa romana al 2 febbraio fu introdotta solo nel VII secolo, adottando una festa della Chiesa orientale che festeggiava, fin dal IV sec., la Presentazione al Tempio del Signore e la relativa purificazione rituale della madre.
 
Secondo la legge ebraica, infatti, la donna dopo il parto di un figlio maschio doveva rispettare un periodo di quarantena al quale seguiva una cerimonia di purificazione che le consentiva di rientrare nella comunità (Levitico 12,2-4).
Allo stesso modo Maria Vergine, 40 giorni dopo il parto del 25 dicembre, veniva purificata nello stesso momento in cui il fanciullo veniva “presentato al tempio”. 
Il rito è stato ripreso nella tradizione cattolica contadina e fino al secolo scorso qualsiasi partoriente subiva la quarantena dopo il parto e la seguente purificazione che coincideva col battesimo del bambino.
Nella quarantena post partum contadina la donna doveva rispettare tutta una serie di restrizioni, come avere un vitto leggero, non mangiare carne soprattutto di maiale, non fare lavori pesanti, non avere rapporti sessuali e non uscire: “Prima del battesimo, né la mamma né il bambino uscivano” mi raccontava un’anziana, ma se dovevano uscire, anche solo in cortile per stendere il bucato, dovevano mettersi un fazzoletto in testa e la corona del rosario in mano per allontanare possibili influenze malefiche che si sarebbero estese anche al nascituro.
Per la purificazione la donna si presentava davanti alla chiesa, ma non entrava: il prete usciva dalla chiesa, le dava la candela in mano, la benediceva e solo allora ella poteva entrare in chiesa per il battesimo del bambino.

Il nome Candelora deriva infatti dall’usanza di benedire e distribuire ai fedeli le candele, così come viene fatto in altri momenti cruciali della vita cattolica: battesimo e cresima. La simbologia della luce divina del Cristo è ricollegabile ai miti del Dio Sole e della scintilla fecondatrice, benché ovviamente i significati teologici assumano differenti aspetti.
Popolarmente le candele benedette acquistano poteri terapeutici e protettivi: venivano infatti conservate e accese solo in caso di calamità: temporali molto forti, tempeste, aspettando una persona che non tornava o che si pensava fosse in grave pericolo, nelle agonie di un malato, durante le epidemie o i parti difficili.
Il legame della Candelora con Iunio Februata è evidente nel suo significato femminile e post - partum, ma i riti legati al fuoco sono riconducibili anche ai rituali primaverili di marzo. Cattabiani sosteneva in merito: “che la Chiesa abbia voluto cristianizzare non solo i riti precristiani di febbraio, ma anche anticipare quelli che si svolgevano alle calende di marzo in onore di Vesta e di Giunone e avevano come protagonista il fuoco, simbolo dell’energia divina nel cosmo secondo una concezione arcaica analoga a quella di altri popoli indoeuropei, come gli Indiani e i Persiani” . 

La benedizione candele è un’usanza documentata a Roma tra la fine del IX sec. e l’inizio del X sec. e pare sia di origine francese. Il suo significato simbolico è collegabile al nuovo fuoco vitale che riappare alla natura per grazia divina preparando la primavera: è il fuoco purificatore e fecondatore. In questo senso assume lo stesso significato delle corregge dei luperci di cui abbiamo accennato sopra.

La Candelora può assumere nomi diversi a seconda delle regioni, come Candelaia in Toscana, Ceriola, Siriola, Zariola in altre regioni.

Ma la Candelora come momento di passaggio rituale nel cerchio dell’anno è diffuso in tutte le culture di origine indoeuropea. 
Per le tradizioni celtiche questa ricorrenza viene chiamata Imbolc (pronuncia: Immol’c) ed è legata alla triplice Dea Brigit (o Brigid), divinità del fuoco, della tradizione e della guarigione diventata nella tradizione cristiana santa Brigida.
In questa occasione, tra i vatri rituali vi era l'usanza di fabbricare delle croci di paglia, chiamate appunto Bride Cross.




Il tempo delle previsioni contadine:

La posizione strategica nell’anno agricolo fa di questa data uno dei momenti di marca o demarcazione del tempo.
Il susseguirsi delle stagioni, ma soprattutto l’arrivo precoce o tardivo della primavera potevano compromettere l’intera annata successiva e, in un mondo dove non esistevano i supermercati, ciò che la terra produceva era tutto o era fame.
In tal modo, al di là dei riti “cittadini” romani che scandivano e auspicavano la fertilità, i contadini erano avvezzi a guardare il cielo e subito dopo le scorte di cereali, frutta, paglia ammassate nelle sale asciutte della casa.
I proverbi sono un modo per diffondere una cultura orale. Facili da ricordare rimandano a precetti e comportamenti, sperimentati empiricamente nell’arco dei millenni.
Legati alla Candelora vi sono tutta una serie di indicazioni che evidenziano il ruolo di questo momento nel “predire” l’arrivo della primavera e le caratteristiche della stagione a venire.

Uno dei primi proverbi latini recita:
"Si Purificatio nivibus, Pasqua floribus / Si Purificatio floribus, Pasqua nivibus"
Ovvero se il 2 Febbraio c’è neve, la Pasqua sarà fiorita; viceversa se a Candelora le gemme sono già sbocciate si tratta di un falso allarme: a Pasqua sarebbe caduta la neve e l’inverno sarebbe stato lungo.

Un altro detto latino recitava così:
 
"Sole micante, die Purificante / frigor peior post quam ante"
Se il sole ammicca il giorno della Candelora, seguirà un freddo ben peggiore di prima.

Il primo dato che abbiamo è che il bel tempo nel giorno della Candelora non è un buon segno: anzi, si rischia di avere uno di quegli inverni lunghi, dove sono a rischio non solo le scorte alimentari ma anche quelle della legna (e ricordo che ci si riscaldava – e ci si riscalda ancora – con la legna).
A questi antichi proverbi si possono collegare i detti diffusi in tutta Italia, come i seguenti:

A Trieste si suol dire: 
"Candelora piova e Bora, del'inverno semo fora / Candelora sol e vento del'inverno semo dentro!
"Se nevica o gragnola dell'inverno siamo fora / Se c'è sole o solicello siamo ancora a mezzo inverno / Se c'è sole o sole tutto dell'inverno resta il brutto(Toscana)

"Candelora in foglia, Pasqua in neve"

"Candelora scura dell'inverno non si ha paura"

"Se nevica per la Candelora, sette volte la neve svola"

Il concetto fu così diffuso che persino nel mondo anglosassone un proverbio recita:
"If Candlemas Day be fair and bright / Winter will have another fight / If Candlemas Day bring clouds and rain / Winter is gone and won't come again"
Ovvero: "se il giorno di Candelora sarà bello, tornerà di nuovo l'inverno, se invece è nuvoloso e piovoso, l'inverno è oramai finito"

La cascina contadina ha messo da parte gli alimenti dell’estate per potere sopravvivere durante l’inverno: alla data del 2 febbraio le provviste devono essere consumate a metà. E’ così che questo si tramuta in un giorno di marca, di demarcazione.
Il legame del 2 febbraio con le scorte alimentari e le preoccupazioni relative è testimoniato da alcuni proverbi come i seguenti:

"Da Candalora, cu on avi carni s'impigna a figghjiola(Calabria)
"Pa Cannilora a jaddina fà l'ova / Pa Cannilora du 'nvirn sim fora / Pa Cannilora u brascirr fora"  (Sicilia)

A Rotello in Molise, sono molto più pratici:
"A Cannelora, a vernate jè sciute fore! / Responne Sante Biase: 'A vernate 'ncore trasce'; 
responne a vecchierelle: / 'Quanne scekoppe a Vecachelle'; / responne u viecchie Semmejone: / ' Se vuo' sta cchiù secure, quanne calene i meteture' ". 
Ovvero: alla Candelora l'inverno è uscito fuori (passato), risponde San Biagio (3 Febbraio): “L'inverno non è ancora arrivato”. Risponde la vecchietta. “Quando sono sbocciate le gemme” ma il vecchio Simeone conclude con saggezza: “Per essere più sicuri, quando arrivano i mietitori”








Credits to:
Micaela Balice per www.strie.it



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