L'arte - Lo sviluppo dell'antroposofia - Seconda fase 1910 -1916
L'antroposofia non è esclusivamente una somma di idee: essa è una forza vivente che concerne tutto l'essere umano, non soltanto il pensiero. Ma Rudolf Steiner non ha mai voluto intendere questo appello a tutte le forze umane come un'azione suggestiva o che violi, in qualche modo, la libertà del singolo. Esiste una sola forma d'espressione che può parlare direttamente alla vita affettiva dell'uomo senza privarlo del suo libero giudizio: Questa forma è l'arte.
Non appena l'antroposofia ampliò il suo campo d'azione, finora limitato al pensiero, arrivò necessariamente all'attività artistica.
1. L'arte della recitazione e della declamazione
I membri della Società Teosofica si interessavano poco dell'arte, con grande rammarico di Steiner. Marie von Sivers aveva ricevuto a Pietroburgo e a Parigi una notevole preparazione artistica per opera di insigni attori e possedeva una voce ben impostata. Dalla sua collaborazione con Rudolf Steiner sorsero una nuova recitazione e una nuova declamazione di cui dette frequenti esempi durante le riunioni serali della Società. I suoi saggi portarono nel movimento antroposofico l'impulso artistico. Da quei saggi iniziali si giunge per via diretta alle rappresentazioni drammatiche che, a Monaco, si aggiunsero ai corsi di antroposofia.
2. I misteri drammatici
Rudolf Steiner raramente aveva tentato l'arte. Solo nel 1910 cominciò a dar forma artistica a quanto portava con sé da più di trenta anni. Scrisse quindi, e mise in scena nell'estate dello stesso anno a Monaco, il primo dei suoi «Misteri» drammatici: «La porta dell'iniziazione».
Gli attori erano, a parte Marie von Sivers e alcuni altri, dei dilettanti senza esperienza di teatro. Tuttavia le rappresentazioni della «Porta dell'iniziazione» furono un'esperienza indimenticabile. Durante i tre anni seguenti Steiner scrisse e fece rappresentare gli altri tre «Misteri» della tetralogia: «La prova dell'anima», «Il guardiano della soglia», e «Il risveglio delle anime».
I quattro drammi mostrano un gruppo di uomini e le loro spesso impressionanti esperienze con esseri spirituali e con le proprie incarnazioni passate: gli itinerari dolorosi che essi percorrono verso la conoscenza di se stessi, verso la costituzione di una più cosciente comunità e verso una più consapevole azione al servizio di tutta l'umanità.
I misteri drammatici vengono annualmente rappresentati al teatro del Goetheanum di Dornach (Svizzera).
3. Progetti di costruzione a Monaco
Ben presto si presentò la necessità di avere a disposizione un proprio edificio, con un grande teatro e con altri locali, non solo per potervi adeguatamente rappresentare i quattro drammi, bensì anche per lo svolgimento di altre attività artistiche e scientifiche. Si cercò un terreno a Monaco, ma il tentativo fallì.
4. 1913 - Il terreno di Dornach
Il Goetheanum
5. Il progetto di Rudolf Steiner
Allora, da parte privata, fu offerto a Steiner un terreno a Dornach, presso Basilea. Steiner si recò in quel luogo nel 1913 e accettò.
Con questo la Svizzera, I'unica nazione dell'Europa Centrale che verrà risparmiata da due guerre, divenne il centro del movimento antroposofico.
La responsabilità dell'intero progetto gravava su Rudolf Steiner. Egli vide con chiarezza che persino nei più minuti particolari della sua forma esteriore l'edificio da erigere avrebbe dovuto corrispondere in pieno alle speciali attività che il movimento antroposofico si proponeva di effettuare.
Steiner faceva spesso l'esempio del guscio di noce, il quale si adatta esattamente al frutto che contiene.
Le attività artistiche e scientifiche del movimento miravano ad un completo rinnovamento della cultura. Del pari la forma dell'edificio doveva parlare un nuovo linguaggio.
L'attività antroposofica è caratterizzata da una polarità, da una continua relazione tra il soprasensibile e il sensibile, tra spirito che dona e spirito che riceve, tra oratore e pubblico. Questa dualità «espressa in sentimento artistico, si materializza nella doppia cupola» (Rudolf Steiner). Al di sopra della scena doveva inarcarsi la piccola, sulla sala degli spettatori la grande. Il podio dell'oratore avrebbe dovuto trovarsi tra le due cupole.
Rudolf Steiner non eseguì solamente il disegno di tali forme, ma ne modellò l'abbozzo.
Passati all'esecuzione sorse un problema tecnico molto delicato e dei più insoliti. Si trattava di determinare la linea lungo la quale le due gigantesche cupole avrebbero dovuto intersecarsi. Dopo lunghi scambi di vedute con gli architetti incaricati del lavoro, Steiner stesso contribuì decisamente alla risoluzione del problema. Questo suo lavoro portò un architetto americano all'affermazione: «chi ha risolto questo problema e un genio matematico di primo ordine» (dalla prefazione di Marie Steiner von Sivers all'opera: «Verso un nuovo stile architettonico»).
6. Rudolf Steiner si trasferisce a Dornach
La posa della prima pietra ebbe luogo nel settembre 1913. Durante la primavera seguente Steiner prese dimora a Dornach per dirigere personalmente i lavori. La copertura del tetto fu festeggiata nell'aprile del 1914.
La sala avrebbe dovuto contenere mille spettatori; il volume globale dell'edificio era di 66.000 m3. Le spese di costruzione furono di sette milioni di franchi svizzeri e furono interamente coperte da donazioni.
Sopra due filari di colonne correva un architrave in legno scolpito. La ragione per cui colonne, zoccoli, capitelli, architravi, gli archi delle finestre ed una gran parte dei muri esterni ed interni fossero, come le porte, in legno era che lo scopo stesso dell'edificio esigeva forme piene di vita. A questo fine fu necessario un enorme lavoro collettivo.
Personalità delle più diverse professioni e di ogni classe sociale lasciarono con enorme sacrificio economico i loro paesi e le loro attività per venire a maneggiare mazzuolo e scalpello a Dornach.
Durante la prima guerra mondiale, mentre nella vicinissima Alsazia il cannone tuonava notte e giorno, poterono lavorarvi in pace uomini appartenenti a 17 nazioni.
7. Forma degli zoccoli, dei capitelli e dell'architrave e gli affreschi delle cupole
Nell'interno del palcoscenico e della sala, lungo i due lati nord e sud, si innalzavano rispettivamente sei e sette imponenti colonne di legno, i cui zoccoli e capitelli presentavano una significativa progressione di forme generate l'una dall'altra. Rudolf Steiner aveva già ideato l'evoluzione di quei motivi nel 1907, cioè molto tempo prima che fosse stato dato inizio alla costruzione. Allorché li fece eseguire a Dornach (dove di sua propria mano cercò come meglio poter utilizzare lo scalpello) ne risultò una serie, che per la loro successione ricordava il principio della metamorfosi goethiana. Non che Steiner avesse proprio l'intenzione di «dimostrare» la giustezza delle concezioni di Goethe, ma volle tradurre nel dominio dell'archittetura la visione che Goethe aveva avuto del mondo della natura: un ordine retto da una legge secondo la quale le forme viventi si evolvono procedendo le une dalle altre.
Tutto quanto aveva preparato l'antroposofia, come la forma della sua sede, legittimava il nome che Steiner diede alla costruzione, quando già si trovava in stadio avanzato: «Goetheanum».
Le superfici interne delle cupole, sorrette dalle colonne e dall'architrave, erano dipinte con luminosi colori vegetali, secondo una particolare tecnica, anch'essa indicata da Steiner e da lui stesso praticata negli affreschi della cupola minore. Quelle pitture (insieme con le quattro finestre tripartite, aperte sia nella parete nord, sia in quella sud, che presentavano una gradazione di colori dal verde, all'azzurro, al viola sino al rosa) offrivano un singolare e meraviglioso accordo.
Rudolf Steiner non si considerava pittore, ma gli stava molto a cuore di mostrare come una coscienza profonda delle forze formatrici dei colori potesse essere una vera e propria sorgente d'ispirazione per i pittori.
Le vetrate, trattate con una tecnica di incisione usata per la prima volta, contenevano rappresentazioni figurative.
8. L'euritmia
Lo sviluppo del Goetheanum fu intimamente collegato con la nascita dell'euritmia. Steiner stesso dirà che, senza il Goetheanum, l'euritmia non avrebbe probabilmente raggiunto la sua piena formazione.
L'euritmia non è una danza né una pantomima: e una nuova arte che vuole esprimere in movimenti precisi delle qualità sonore e verbali. Quando l'uomo parla o canta, egli forma l'aria che lo circonda; alla base di ogni suono, sia parlato che musicale, vi sono dei gesti e dei movimenti invisibili. Questa è la fonte dell'arte euritmica: tutto quanto nel linguaggio e nel suono è movimento nascosto. Essa è, quindi, «linguaggio e canto visibili».
9. Una nuova arte teatrale
L'arte della parola e l'arte drammatica, il lavoro già compiuto per la rappresentazione dei «Misteri» drammatici e l'euritmia, offrirono la possibilità di sviluppare nel Goetheanum una nuova arte teatrale. Dal 1915 Rudolf Steiner e Marie von Sivers (dal 1914 sua moglie) cominciarono a mettere ogni anno in scena qualche episodio del «Faust». Durante le prove, Steiner stesso interpretava le parti più diverse con una maestria straordinaria. Nel 1924, avvalendosi della ormai ricchissima esperienza acquisita, coronò i suoi sforzi in questo campo svolgendo un corso per attori di professione su: «L'arte della parola e l'arte drammatica».
10. Il gruppo scultoreo
Nel primo Goetheanum doveva occupare un posto centrale una scultura in legno, che Steiner creò, dando con essa uno dei suoi più importanti impulsi artistici. Si tratta di un gruppo che rappresenta le tre forze cosmiche operanti nell'universo e nell'essere umano: forze di cui Rudolf Steiner ha spesso efficacemente parlato nei suoi libri e nelle sue conferenze. Questa volta voleva farlo con lo scalpello, e scolpì lui stesso quel gruppo servendosi dell'aiuto di una scultrice inglese: Edith Marvon, artista di talento.
«Lucifero» è la forza che cerca di trasformare l'uomo in una creatura fatta solo di sentimento ardente e di egoismo.
«Arimane» al contrario, e quella forza che tende a fare dell'uomo un essere dall'intelligenza fredda, animicamente pietrificato. Queste due forze non agiscono soltanto nella sfera spirituale-animica, ma estendono la loro azione anche sulla materia: La prima «Lucifero» agisce dissolvendo, la seconda «Arimane» provoca l'indurimento.
Tra questi due estremi è necessaria una forza armonizzatrice. Questa forza è impersonata dalla figura centrale del gruppo come il rappresentante dell'umanità: il Cristo, incarnazione dell'amore.
Davanti al «Gruppo» avrebbero dovuto svolgersi alcune delle rappresentazioni teatrali.
Quando l'edificio fu distrutto dalle fiamme questo complesso scultoreo non era stato ancora terminato e si trovava nello studio dello Steiner. Oggi è possibile ammirarlo in un'apposita sala del secondo Goetheanum.
Il Goetheanum non è, e non e mai stato come alcuni credono; un «tempio»; poiché l'antroposofia comprende la scienza, I'arte e la religione.
In un'epoca come la nostra, dove questi tre domini della vita sempre più tendono ad allontanarsi l'uno dall'altro, Rudolf Steiner ha voluto mostrare che esiste una via per unirli di nuovo. Il Goetheanum era stato concepito come un tentativo di tale sintesi della cultura. Serviva direttamente le arti e la scienza, e, indirettamente, secondo la maniera come queste venivano praticate, anche la religione. Se si vuole usare un nome più significativo per l'edificio del Goetheanum, lo possiamo chiamare, come Rudolf Steiner stesso lo definì «La Casa della Parola», «La Casa del Verbo».
Poiché non soltanto le conferenze a carattere scientifico, I'arte drammatica, I'arte della parola e della musica, ma anche l'euritmia, i capitelli e l'architrave, le pitture delle cupole, il «Gruppo plastico e le forme dell'edificio come tali possedevano qualità sonore e verbali, destinate tutte ad accordarsi, nel vero senso della parola. Durante i pochi anni di vita del Goetheanum molti artisti e oratori sperimentarono come un gesto troppo affrettato, una espressione non adatta, potessero essere causa di una «stonatura» nella sinfonia delle forme.
11. Nuovi impulsi artistici
Gli impulsi artistici che sorsero durante il lavoro presso il primo Goetheanum, si mostrarono, nel corso dei decenni, straordinariamente fecondi.
Una ricca vita artistica è sorta in diversi centri di lavoro antroposofici. Soprattutto al Goetheanum dove si svolge un'intensa attività didattica (vi sono scuole di pittura, di scultura, di euritmia e di arte drammatica).
Le indicazioni date da Steiner in materia di architettura furono vastamente applicate anche per una serie di abitazioni nei pressi del Goetheanum.
Architetti ispirati dall'antroposofia, assimilato lo stile steineriano, lo hanno esteso alle loro costruzioni anche fuori di Dornach.
Sia ora menzionato un altro ramo artistico che da Rudolf Steiner ha ricevuto dei nuovissimi suggerimenti: quello dell'oreficeria, che viene praticata nella scuola di oreficeria e gioielleria presso il Goetheanum.
Oltre le molteplici attività artistiche, I'azione di Steiner si estese per tutta l'Europa. I suoi viaggi all'estero divennero sempre più frequenti e le sue conferenze ebbero sempre più vasta risonanza.
In Germania continuò ad operare durante quasi tutto il periodo della prima guerra mondiale. Scrisse nuovi libri.
12. «Enigmi dell'anima»
I tre sistemi 'autonomi'
Nel 1917, in un articolo degli «Enigmi dell'anima» rese pubblica una delle sue più notevoli scoperte. Dopo trent'anni di ricerche silenziose giunse alla conclusione che, nel campo della psicologia e della filosofia, è erroneo ammettere che certe funzioni psichiche siano connesse con dei processi nervosi. Secondo lui, dal sistema nervoso dipende soltanto la «rappresentazione». Come il «sentimento» dai fenomeni ritmici della respirazione e della circolazione del sangue, e la «volontà» dai processi metabolici. (I nervi «motori» servono non alla trasmissione, ma solo alla percezione degli impulsi della volontà).
Funzioni nervose, respirazione e circolazione, metabolismo, per quanto stretta mente legati, sono pure singolarmente indipendenti. La concezione di questi tre sistemi organici autonomi sarà di grande aiuto a Steiner, quando si occuperà dell'organismo sociale.
Tratto dal libro:
"Rudolf Steiner e l'Antroposofia" di Frans Carlgren, traduzione di Mario Betti
Ed. del Goetheanum, Libera Università di Scienza dello Spirito, Dornach/Svizzera
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