Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

sabato 19 settembre 2015

Chiccherie: Settembre 2015 - Uggiose rose di fine estate...













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Antroposofia: "L'Essenza di Michele"




"Dalla fine dell’ultimo terzo del secolo scorso, gli uomini possono incontrare lo spirito chiamato Michele in modo cosciente. Michele è un’entità del tutto particolare: un’entità che, in sostanza, non rivela nulla da sé, se non le si porta incontro, dalla Terra, qualche frutto di uno strenuo lavoro spirituale. Michele è uno spirito taciturno, chiuso. Mentre gli altri Arcangeli dirigenti sono spiriti loquaci (spiritualmente parlando, s’intende), Michele è uno spirito chiuso, taciturno, che dà tutt'al più poche, scarse direttive, poiché quello che si riceve da Michele non è veramente la parola, ma lo sguardo (se è lecito dir così), la forza dello sguardo. Ciò è dovuto al fatto che in fondo Michele si occupa soprattutto di quanto gli uomini creano partendo dallo spirituale. Egli vive negli effetti di ciò che gli uomini hanno creato; gli altri spiriti invece vivono piuttosto con le cause. Michele vive essenzialmente con gli effetti. Gli altri spiriti immettono nell'uomo gli impulsi a ciò ch'egli deve fare; Michele sarà il vero eroe spirituale della libertà. Egli lascia fare agli uomini, ma accoglie poi ciò che dalle loro azioni deriva, per portarlo più oltre nel cosmo, per proseguire nel cosmo l’azione, l’attività che gli uomini non sono ancora in grado di compiere.
Di fronte ad altre entità della gerarchia degli Arcangeli, si ha il senso che da esse provengano, in grado maggiore o minore, gli impulsi a compiere azioni diverse. Michele invece è lo spirito dal quale non derivano impulsi diretti, perché nell'attuale periodo della sua reggenza gli eventi scaturiscono dalla libertà umana. Quando però l’uomo, mosso unicamente dalla sua libertà, stimolato dalla lettura della luce astrale, compie coscientemente o incoscientemente questo o quello, Michele trasferisce nel cosmo l’azione umana terrena, affinché divenga azione cosmica. Egli si preoccupa dunque delle conseguenze, altri spiriti piuttosto delle cause.
Michele però non è solamente uno spirito chiuso e taciturno: egli si accosta all'uomo con una chiara ripulsa di molte cose in cui questi vive oggi ancora sulla Terra. Per esempio, tutte le cognizioni riguardanti la vita degli uomini, degli animali o delle piante, che mirano a dare importanza alle qualità ereditate, a ciò che si trasmette ereditariamente nella natura fisica, si ha l’impressione che Michele le respinga con disapprovazione. Con ciò vuol mostrare che quelle cognizioni non possono fruttare nulla all'uomo per il mondo spirituale.
Michele può trasportare nel cosmo soltanto ciò che l’uomo trova nel mondo umano, in quello animale o in quello vegetale, indipendentemente da quanto è soggetto all'ereditarietà. Di fronte a questo genere di conoscenze, non ci viene incontro, da parte di Michele, l’eloquentissimo gesto della mano che respinge disapprovando, bensì il consenso dello sguardo che dice: “Questo è pensato giustamente, agli occhi della direzione del cosmo!” Ecco infatti ciò che s’impara sempre più a voler conseguire: meditare per raggiungere la luce astrale, per poter contemplare i misteri dell’esistenza, allo scopo di presentarsi poi a Michele onde riceverne lo sguardo di approvazione, che dica: “Questo va bene, questo è giusto agli occhi della guida del cosmo”.




Credits to:
- La Scienza dello Spirito -
R. Steiner - Sedi di Misteri nel Medioevo - VI conferenza:
L’essenza di Michele”, Editrice Antroposofica, Milano 1984, pp. 90-91



Antroposofia: Il Disordine nel Karma




“Che nell’anno 869 i padri della Chiesa discutessero tra loro se si dovesse parlare di spirito, fu la conseguenza dell’essersi un certo numero di entità angeliche separate dal regno di Michele al quale erano prima appartenute, avendo la visione di avere ormai solo a che fare con potenze terrene, di dover guidare l’umanità partendo unicamente da potenze terrene. Vediamo dunque di quale evento si è in realtà trattato! Gli Angeli sono entità che guidano gli esseri umani da una vita terrena all’altra. Essi, gli esseri più vicini che stanno sopra di noi nel mondo spirituale, guidano il nostro cammino fra morte e rinascita e di nuovo ci riconducono sulla Terra; essi fanno delle singole esistenze terrene una catena continua della vita complessiva umana. Alcuni Angeli preposti a questo ufficio, prima congiunti col regno di Michele, ne uscirono, lo abbandonarono, di modo che fu impossibile che il destino degli uomini non ne venisse influenzato.
Chi infatti partecipa all’evolversi del karma, a come le azioni terrene, i pensieri terreni, i sentimenti terreni vengono elaborati fra morte e rinascita? Sono gli Angeli! Se dunque essi assumono una tutt’altra posizione nel cosmo, se per così dire abbandonano il regno solare e da Angeli celesti diventano Angeli terreni, che cosa dovrà accadere? (...)

Provocata da eventi cosmici, vediamo dunque una scissione fra gli Angeli prima uniti a Michele. Gli Angeli cooperano però all’evoluzione karmica. Ora consideriamo quanto si svolge nella vita fra morte e rinascita: non è che ogni anima umana possa procedere per conto proprio, e neppure lo può il singolo Angelo che guida gli uomini; tutta la gerarchia angelica opera insieme poiché il karma si attua nella cooperazione. Se in una vita terrena annodo con una persona un legame che porterò nella successiva esistenza, i nostri due Angeli devono incontrarsi; deve avvenire una collaborazione, e spesso fu così. Quanto di sconvolgente, direi di lacerante si svolse sulla terra nel Concilio ecumenico dell’anno 869 fu il segnale di un fatto immane avvenuto nel mondo spirituale. Per chi si mantiene saldo nel giusto uso dell’intelligenza cosmica, saldo di fronte a una predominante concatenazione di eventi come quella che ho indicato, è addirittura sconvolgente ciò che già avvenne e sempre più avverrà: che l’Angelo di un’anima umana, karmicamente congiunta in precedenza con un’altra anima, non procede più con l’Angelo di quest’ultima.
L’Angelo di una delle anime legata karmicamente all’altra rimase presso Michele, l’altro discese verso la Terra. Quale dovette esserne la conseguenza? Nel tempo intermedio fra la fondazione del cristianesimo e il periodo dell’anima cosciente, tempo che soprattutto si segnalò col secolo nono, con l’anno 869, dovette avvenire che nel karma degli uomini subentrasse disordine! Con questo si è detta una delle più significative parole che sia possibile enunciare in relazione alla storia recente dell’umanità. Nel karma dell’umanità moderna subentrò disordine. Successivamente le esperienze non furono più tutte giustamente inserite nel karma. Quel che vi è di caotico nella storia moderna, quel che sempre più introduce il caos nel campo sociale ed in altri ancora, che introduce il caos nella civiltà, che impedisce che si arrivi a una meta, ha per causa il disordine apportato nel karma dalla scissione avvenuta nella gerarchia degli Angeli che facevano parte della sfera di Michele."


San Michele - mosaico di Pimbino


Credits to:
- La Scienza dello Spirito -
Rudolf SteinerO.O. 237/08-08-1924,
Considerazioni sui nessi karmici, vol. III




Antropologia: Le Grandi Madri (il matriarcato)


Frida Kahlo - L'amoroso abbraccio dell'universo, 1949



L'antico ruolo sociale, religioso e politico delle donne-matriarche è stato completamente offuscato e rimosso dalla nostra memoria collettiva.
Il pensiero comune ritiene che nella storia dell’umanità il ‘secondo sesso’ – per usare un’espressione della Beauvoir – abbia assunto un ruolo minore, ma non si considera che il patriarcato è presente circa da seimila anni, mentre il matriarcato era già esistente fin da ventimila anni prima del Neolitico.

La parola “arché“, nel suo significato più antico, non significa “dominio” ma “inizio”: dunque la parola “matriarcato” vuol dire “all’inizio le madri” con riferimento sia al dato biologico, sia al fatto che la civiltà ebbe inizio con loro.
Nella nostra contemporaneità, le forze prevalenti sono, che dir si voglia, quelle maschili. La nostra è una società di tipo patriarcale, patrilineare, fondata sulla lotta di potere e su di una cultura di stampo capitalista, fondamentalmente atea e razionalista.

Tuttavia, resistono ancora realtà matriarcali differenti come i Moso della Cina sudoccidentale e le tribù irochesi nel nord America, in cui la linea di discendenza proviene dalla madre ed alle donne spetta il ruolo non di governanti, ma di quelle che io definirei ‘mediatrici sociali’.
Esse infatti, come afferma Heide Goettner-Abendroth in un’intervista, non si pongono in alto ma ‘al centro’, quasi a rapprensentare una sorta di punto radiante e di riferimento per la comunità. Dunque è sbagliato considerare le società matriarcali in forma speculare a quelle patriarcali, in quanto le prime non sono costruite secondo una struttura gerarchica e di potere.
La società matriarcale si fonda sui principi di ‘condivisione’, ‘dono’ e ‘cura’, valori che oggi sembrano essere dimenticati, ma che in realtà andrebbero recuperati e riadattati alla nostra realtà sociale. In queste società è presente una reale parità di genere, un’economia egalitaria e bilanciata; la politica è basata sulla formula del consenso,  sul rispetto dell’ambiente e non sulla sua distruzione e sfruttamento.

Quello che mi preme sottolineare, è anche l’importanza che queste culture attribuiscono alla spiritualità, la quale permea ogni settore della vita, e della quale le donne si fanno (ancora) mediatrici e rappresentanti.

Tuttavia, la storia del matriarcato è stata una storia di conquista e sottomissione.

Si ipotizza che verso il XII secolo a.C sia avvenuta la distruzione e la colonizzazione delle antiche società matriarcali del sud continente asiatico ed europeo da parte delle popolazioni nomadiche dell’Europa centrale.

Dunque si impone un modello di società diverso: quello patriarcale, un'organizzazione familiare e sociale fondata sull’autorità assoluta del padre e sulla discendenza dei diritti e dei beni secondo la linea maschile.

Così il ruolo focale della donna è andato sempre di più marginalizzandosi. A livello religioso-cultuale, ad esempio, essa ha perduto il suo ruolo centrale. La sacralità della donna risiedeva nella sua condizione di medianità tra la vita e la morte, il terreno e il divino; ma soprattutto nel riconoscimento del suo ruolo di entità creatrice.
Questo suo potere di generare vita, questa sua sapienza innata del corpo, le dava il pieno diritto di essere considerata rappresentante e incarnazione terrena della ‘Grande Madre’, ovvero colei che è creatrice e legislatrice dell’universo: come Inanna per i sumeri, Ishtar per i babilonesi, Cibele per la civiltà anatolica o la Dea dei serpenti cretese.


Ishtar


Inizialmente, il sacerdozio femminile era l’unico esistente (nel caso di partecipazione da parte degli uomini, essi dovevano assumere sembianze femminili attraverso la castrazione e la vestizione); poi nel periodo di transizione tra società matrifocali e quelle patriarcali, la legittimazione del governo era  gestita dalla Sacerdotessa che unendosi ad un eletto re in un rituale sacro ( lo ‘ieros gamos’) gli donava parte del suo potere e la possibilità di reggere per un anno le questioni temporali. Infine, attraverso un lungo processo di rovesciamento, di guerre ‘di miti e di spade’, l’uomo assunse su di sé tutte le funzioni che prima spettavano alle donne.

Inoltre, è avvenuto quello che Jung chiama ‘l’interessante rovesciamento biologico’ in cui le religioni storiche e monoteiste hanno rovesciato il principio della creazione dal femminile al maschile, dal basso all’alto (e dall’interno all’esterno); sostituendo la generazione feconda dalla materia, dall’utero della Grande Madre , alla generazione sterile, incorporea, mossa dal pensiero di un Dio Padre dagli attributi esclusivamente maschili. Così cambia la concezione del ‘sacro’ e nascono le religioni storiche, così lo Spirito si astrae e diventa un Principio, allontanandosi dal suo luogo d’origine , dalla Madre e da ciò che in origine era la sua incarnazione vivente: l’intero creato, tutti gli esseri e le piante.

Tornando all’archetipo della Grande Madre, Erich Neumann nel suo studio La Grande Madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio, afferma che esso viene associato allo schema ‘corpo-vaso-donna’, per indicare al tempo stesso la sua capacità di contenere e creare il mondo, di portare alla luce ma anche di celare il tutto.

La Grande Madre è associata anche all’immagine dell’Uroboro, il serpente cosmico, dunque al ciclo trasformativo della vita e della morte; ma anche a tutto ciò che è ‘numinoso’, che suscita terrore e meraviglia al contempo. Essa è l’immagine del mistero della nascita e del Cosmo. La Grande Madre è anche simbolo di fertilità, di colei che accoglie e nutre: è proprio su questo archetipo che sono fondate la società matriarcali.

L’iconografia maggiormente conosciuta di questo archetipo è quella della Venere di Willendorf, una statuetta paleolitca rinvenuta nel 1908 dall’archeologo Josef Szombathy, in Austria. Un’ altra raffigurazione emblematica è quella della ‘Dea dei serpenti’, divinità femminile cretese per eccellenza venerata da almeno il 3000 a.C. fino al 1200 a.C.

In aggiunta, credo sia importante sottolineare che leggendo gli antichi inni alle Dee Madri, si evince che esse non sono solo figure materne dal grembo fecondo, non sono legate esclusivamente alla terra, ma anche al cielo; esse sono anche legislatrici di vita, coloro che conducono fuori dal caos primogenio attraverso l’equilibrio e l’armonia. In un inno a Ishtar si legge: “Colei che guida l’umanità, Colei che possiede la legge e la sovranità celeste” (caratteristica, questa, che sarà esclusiva prerogativa del Dio Padre).

Per chiarificare questi concetti, credo sia utile riportare quanto scrive Luciana Percovich nel suo libro Oscure madri splendenti (Venexia, 2007) in merito alla distinzione tra sacro (femminile) e divino (maschile):

"La nozione di “sacro” nasce collegata al corpo femminile e alla conoscenza interiore, intima; designa la soglia tra umano e sovraumano, tra vita e morte, tra niente e vita, è legata al concetto di Sofia, sapere spirituale ma collegato all'esperienza, che passa attraverso la compessità delle azioni del corpo e l’attivazione di energie più sottili di quelle della mente.Quella di “divino” sorge in presenza di un corpo maschile, successivamente al furto delle funzioni connesse al sacro; dalla percezione di una separazione (del figlio dalla madre, della mente dalla materia) e dalla razionalizzazione di una mancanza (la capacità di generare direttamente); è sempre connessa a personificazioni gerarchiche e con vicende umane e storiche di eroi o semidei; filosoficamente si concettualizza come logos in tutte le -logie, connotate dall'essere sapere intellettualmente astratto.

La spiritualità basata sul sacro si trasforma in regime di patriarcato in teologia, che è “teologia della separazione”, discorso sul divino, interrotto qua e là dalle irruzioni del rimosso in forma di ‘misticismo’."

Credo che rimanga poco da aggiungere: simbolo della vita come della morte, della creazione e della distruzione, della maternità e della verginità, del cielo e della terra, della legge e della ribellione, la Grande Madre possiede la capacità di contenere in sé gli opposti, unficandoli ed esprimendoli nella loro massima potenza.




Credits to:
"Introduzione al matriarcato" di Jennifer Poli
Pubblicato il 7 settembre 2015 da NUOVE FINZIONI