Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

lunedì 24 giugno 2013

La Via del Cuore - "I 7 specchi Esseni"


- I Sette Specchi Esseni -






Gli antichi Esseni forse identificarono meglio di chiunque altro il ruolo dei rapporti umani, riuscendo a dividerli in categorie.

E’ da distinguere fra sette misteri corrispondenti ai vari tipi di rapporto che ciascun essere umano avrebbe esperimentato nel corso della sua vita di relazione. Gli Esseni li hanno definiti "specchi" e ci fanno ricordare che in ogni momento della nostra vita la nostra realtà interiore ci viene rispecchiata dalle azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci circondano.




IL PRIMO E IL SECONDO SPECCHIO ESSENO DEI RAPPORTI



Il primo specchio dei rapporti è quello della nostra presenza nel momento. Il mistero del Primo specchio è incentrato su cosa noi inviamo nel momento presente, alle persone che ci stanno accanto. Quando ci troviamo circondati da individui e modelli di rapporto di comportamento in cui domina l’aspetto della rabbia o della paura, lo specchio funziona in entrambi i sensi, potrebbe invece trattarsi di gioia, estasi e felicità, ciò che vediamo nel primo specchio è l’immagine di quello che noi siamo nel presente. Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci.

Il secondo specchio Esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po’ più sottile. Anziché riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente. Se siete circondati da persone, i cui modelli di comportamento vi provocano frustrazione o scatenano la vostra rabbia o astio e se percepite che quei modelli non sono vostri in quel momento, allora chiedetevi: Mi stanno mostrando me stesso nel presente? Se potete onestamente rispondervi con un no c’è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente. La rabbia, l’astio o la gioia che voi state giudicando.




COMPRENDERE LA TECNOLOGIA INTERIORE
DELLE EMOZIONI
- PARTE SECONDA -
Il TERZO E IL QUARTO SPECCHIO ESSENO



Il terzo specchio Esseno dei rapporti umani è uno degli specchi più facili da riconoscere, perché lo percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza di un’altra persona, quando la guardiamo negli occhi, e in quel momento accade qualcosa di magico. Alla presenza di questa persona, che forse non conosciamo nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, forse anche la pelle d’oca sulla nuca o sulle braccia. Che cosa è appena successo, in quell’attimo?

Attraverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stesi, per poter sopravvivere alle esperienze della vita. Possono venir perse, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancora ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi. Talvolta quando ci troviamo in presenza di un individuo che incarna proprio le cose che abbiamo perduto e che stiamo cercando, per poter ritrovare la nostra interezza, i nostri corpi esprimono una risposta fisiologica per mezzo della quale realizziamo di nutrire un’attrazione magnetica verso quella persona.

Se vi trovate in presenza di qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile, sentite l’esigenza di passare del tempo con quella persona, ponetevi una domanda: che cos’ha questa persona che io ho perduto, ho ceduto, o mi è stato portato via? La risposta potrebbe sorprendervi molto perché in realtà riconoscerete questa sensazione di familiarità, quasi verso chiunque incontriate. Cioè vedrete delle parti di voi stessi in tutti. Questo è il terzo mistero dei rapporti umani.

Il quarto specchio Esseno dei rapporti umani è una qualità un po’ diversa. Spesso nel corso degli anni ci accade di adottare dei modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti da farci riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli. Sovente tali comportamenti sono compulsivi, creano dipendenza. Il Quarto mistero dei rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione. Attraverso la dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più. Cioè mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo. Ad esempio, quando parliamo di dipendenza e compulsione, molte persone pensano all’alcol e alla nicotina che sono certamente capaci di creare tali stati.

Ma ci sono altri modelli di comportamento più sottili come l’esercizio di controllo in ambiente aziendale o in famiglia o come la dipendenza dal sesso, dal possedere o generare denaro e abbondanza, anche questi sono esempi di compulsione e dipendenza.




IL QUINTO SPECCHIO ESSENO



Nella mia opinione questo modello di rapporti umani, il 5° specchio Esseno, è forse il più potente in assoluto, perché credo ci permetta di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo. Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro.

Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l’aspetto maschile e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.

E’ attraverso il rapporto con i nostri genitori, che essi ci mostrano le nostre aspettative e credenze verso il rapporto divino. Per esempio se ci troviamo a vivere un rapporto con genitori da cui ci sentiamo continuamente giudicati o per i quali anche fare del nostro meglio non è mai abbastanza, è altamente probabile che quel rapporto rifletta la seguente verità: siamo noi che crediamo, dentro di noi, di non essere all’altezza e che forse non abbiamo realizzato quello che ci si aspettava da noi attraverso la nostra percezione di noi stessi fino al Creatore.




IL SESTO SPECCHIO ESSENO



Il sesto specchio Esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo chiamarono: l’Oscura notte dell’anima.

Ma lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro del suo nome. Attraverso un’oscura notte dell’anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l’equilibrio, che la natura tende verso l’equilibrio e che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare quell’equilibrio.

Nel momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi che esse divengono possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli strumenti che ci servono per superarle con grazia e con facilità, perché è quello il solo modo per superarle.

Fino a che non abbiamo fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle situazioni che ci richiedono di dimostrare determinati livelli di abilità. Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte della vita, quelle imposteci dai rapporti umani e forse anche dalla nostra stessa sopravvivenza, possono essere percepite come delle grandi opportunità a nostra disposizione, per saggiare la nostra abilità, anziché come dei test da superare o fallire.

E’ proprio attraverso lo specchio della notte oscura dell’anima che vediamo noi stessi nudi, forse per la prima volta, senza l’emozione, il sentimento, ed il pensiero, senza tutte le architetture che ci siamo creati intorno per proteggerci.

Attraverso questo specchio possiamo anche provare a noi stessi che il processo vitale è degno di fiducia ed anche che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre viviamo.

La notte oscura dell’anima rappresenta per noi l’opportunità di perdere tutto ciò che ci è sempre stato caro nella vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella nudità di quel niente.

E proprio mentre ci arrampichiamo fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria.




IL SETTIMO SPECCHIO ESSENO



Dalla prospettiva degli antichi, il settimo mistero dei rapporti umani o settimo specchio Esseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile. E’ lo specchio che ci chiede di ammettere la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé perfetta e naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.

Il solo modo in cui riusciamo a vederci sotto la luce del successo o del fallimento è quando misuriamo i nostri risultati, facendo uso di un metro esterno. A quel punto sorge la seguente domanda: "A quale modello ci stiamo rifacendo per misurare i nostri risultati? Quale metro usiamo?"

Nella prospettiva di questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra vita personale – qualsiasi aspetto - sia perfetto così com’è. Dalla forma e peso del nostro corpo ai nostri risultati in ambito accademico, aziendale o sportivo. Ci renderemo conto insieme che, in effetti, questo è vero e che un risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene paragonato ad un riferimento esterno.

Siamo quindi invitati a permettere a noi stessi di essere il solo punto di riferimento per i risultati che raggiungiamo.





Nel passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra vita, forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste cose. Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella luce al neon che ci dicesse: "Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari sono usciti, puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte dell’anima."

La vita non funziona così. Siamo invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando fra i due mondi del cielo e della terra.




COMPASSIONE



Questa storia parla di Gesù di Nazareth e della guarigione. La storia racconta di una donna di cui Gesù si occupò e di come Egli scelse di rispondere alle sue richieste. Quando leggiamo questi testi è interessante scoprire che non tutti coloro che richiesero l’aiuto di Gesù furono guariti.

Egli poneva loro due domande e, a seconda delle risposte che davano, le persone potevano beneficiare o meno della guarigione.

La prima domanda era: "Credi in me? Credi in mio Padre?"

Pensate a quel punto della Sua vita Egli non faceva distinzioni tra Sé stesso e il Padre Celeste. Pensateci! Nessuna distinzione.

Nel nostro linguaggio, basato sulla separazione, quando furono fatte le traduzioni, qual è la preghiera più potente che ci è stata data in Occidente?

Certo, notate la risposta che è stata data: la chiamiamo la preghiera del Signore. Il Signore di chi?

Le tradizioni Essene la chiamano la preghiera del Padre nostro. Qual è la prima frase completa di quella preghiera?

"Che sei nei Cieli" – esatto.

Qual è la traduzione occidentale?: "Padre nostro che sei nei cieli": ecco la separazione: nostro Padre è in cielo, noi siamo quaggiù. Questa non è la versione originale in aramaico che dice: "Padre nostro che sei ovunque, Padre nostro che sei ovunque!"

Quindi il nostro linguaggio ha un ruolo potente e per questo che vi invito ad esplorare molti sentieri quando rivolgete la vostra attenzione verso le lingue.

La storia in cui Gesù dice : "Credi in me e credi in mio Padre?" va letta in quella lingua perché Gesù a quel punto vedeva solo la possibilità di un’unione tra loro.

La persona rispondeva "si" o "no".

Poi Gesù faceva la seconda domanda: "Cos’hai imparato attraverso la tua malattia?" "Cosa hai imparato dalla malattia?" Perché la gente di solito chiedeva di venir guarita da malattie.




BENEDIZIONE


Uno dei più grandi doni che ci siano stati tramandati dalla tradizione degli antichi Esseni è un codice verbale che ci dà l’opportunità di affrontare con grazia le esperienze di vita che ci feriscono più profondamente.

Questo codice relativamente oscuro nei tempi antichi e spesso discusso forse senza essere compreso nei tempi moderni è conosciuto come il DONO DELLA BENEDIZIONE. Attraverso il dono della benedizione ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni evento che si svolge nel nostro mondo nelle nostre vite e alla nostra presenza abbia preso origine senza eccezioni, da una singola fonte di tutto ciò che esiste. Ci viene chiesto di ammettere la possibilità che esista una fonte di tutto ciò che è conoscibile durante l’esistenza umana e che, in quella prospettiva, qualunque evento accada, sia esso gioioso o doloroso, deve essere visto come parte dell’Uno, come parte del tutto di quella Fonte di tutto ciò che esiste.

Nel momento in cui benediciamo un evento che ha ferito, o una persona che ci ha causato dolore o sofferenza affermiamo la natura divina o sacra di ciò che è accaduto, che è divina e sacra proprio perché esiste in virtù dell’Uno e come parte di esso.

La benedizione è forse in assoluto uno dei più potenti codici vibratori che ci siano stati tramandati e raramente ci è stato mostrato come applicarlo. Il dono della Benedizione rappresenta per noi l’opportunità di sbarazzarci delle cariche contenute nei nostri organismi e di procedere con le nostre vite.

La Benedizione può essere definita come una qualità di pensiero, sentimento ed emozione. Ci permette di riconoscere la natura santa, sacra e divina di qualunque evento sia occorso e non indica accettazione, consenso o condono di una qualunque azione, semplicemente riconosce la natura divina dell’evento e vi permette di procedere in avanti con la vita.

Se c’è una fonte di tutto ciò che esiste, allora, senza eccezioni, tutto ciò di cui noi siamo testimoni nella vita deve appartenere a quella fonte, deve avere una natura sacra e divina. Quando benediciamo quello che ci ha fatto molto soffrire, affermiamo la sua natura santa e sacra, nient’altro.

C’è qualcosa di magico che accade quando lo facciamo.









Tratto dalla trascrizione della videoconferenza
"Camminare tra i mondi", di Gregg Braden.
dal sito: www.stazioneceleste.it/








domenica 23 giugno 2013

Esbat, Giugno 2013 - "Inno alla Dea"


- Inno alla Dea -



Io sono la Prima e l'Ultima
Io sono la Venerata e la Disprezzata,
Io sono la Prostituta e la Santa,
Io sono la Sposa e la Vergine,
Io sono la Madre e la Figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono la Donna sposata e la nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono la Consolazione dei dolori del parto.
Io sono la Sposa e lo Sposo,
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità,
Io sono la Madre di mio padre,
Io sono la Sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figlio respinto.

Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica.

III sec. a.C. - Nag Hammadi, Egitto.
















Felice Esbat!!!!

- Queen Mab -


Chakra e Meridiani



I Sette Chakra e le loro
corrispondenze nei Meridiani


















Se desiderate calcolare quali Chakra avete aperti e quali non,
e su come lavorarci sopra,
visitate il seguente link e fate il vostro Chakra-Test!
E' in inglese ma ne vale la pena.




N.B: prossimamente posterò un articolo più dettagliato sui singoli Chakra.
Un caloroso abbraccio armonico...

All the Bless!

- Queen Mab -





martedì 4 giugno 2013

Chiccherie d'inizio Giugno 2013...



- Summer in Black -
quando Giugno profuma di inchiostro...

A quanto pare si prospetta un'estate non troppo bollente, un po' malinconia già volteggia nell'aria, e l'idea di creare nuove opere a penna nera mi ispira a mixare immagini di questo tipo, un po' geometriche, un po' cosmiche, oggetti e capi essenziali che puntano soprattutto l'accento sul "riflettere"!
Buona carrellata... e... buon inizio estate e a tutti!

-Queen Mab -



Audra Mae - "Forever Young", 2008





"Il colore dell'inchiostro, oltre il punto, 
la linea e la materia"







































































































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