Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

mercoledì 12 ottobre 2011

Arte & Style - C.Sherman e il mito del commerciale!


AUTORITRATTO CON MAKE-UP
L'artista Cindy Sherman si fa
in due: testimonial e autrice della
spiazzante campagna per Mac

di Serena Tibaldi


    Definire Cindy Sherman non è facile. L'artista americana negli anni ha raccontato tabù e convenzioni sociali usando la fotografia e se stessa come mezzo espressivo: non semplici autoritratti, ma vere messe in scena, racconti di personaggi artificiali, costruiti da zero. La forza della sua arte - dice la Sherman - sta nella consapevolezza di come ciascuno sia il prodotto di ciò che lo circonda e delle scelte che fa, inconscie o meno: l'apparenza, il come si viene percepiti, è fondamentale per relazionarsi e capire la personalità di chi si incontra. E giocare con queste percezioni, sovvertendole, è ciò ch più l'affascina. La decisione di Mac (marchio intrnazionale di make-up) di affidarle l'ultima campagna stampa ha la sua ragione d'essere proprio nell'uso spiazzante che lei ha fatto del make-up nelle sue opere. D'altronde, si parla di un marchio che ha avuto testimonial come Boy George e Pamela Anderson, il che conferma la volontà di percorrere strade diverse dagli altri nella comunicazione.
Cindy ha ideato tre immagini di donne, una per ciascuna tendenza, e per prepararsi ha passato giornate nei loro store, imparando l'aspetto più scentifico del make-up, dall'uso dei pigmenti ai gel, dalle mischie agli effetti che si ottengono.
Il suo rapporto con i misteri del make-up inizia quando, a 13 anni, per andare a Manhattan con le amiche si dipingeva di nascosto il volto con le tempere (i genitori le proibivano di truccarsi), ritrovandosi, a fine giornata, con scaglie di colori che le cadevano dalla faccia, come fosse un muro scrostato. Alle superiori aveva potuto dare sfogo alla passione, esagerando senza remore, persino quando era a letto malata, anche se le compagne la criticavano. Ma le cose cambiano all’università, di colpo truccarsi è fuori moda, tutto deve essere naturale. Cindy si rassegna alla nuova tendenza, per riprendere in mano fard e ombretti solo una volta terminati gli studi e trasferitasi definitivamente negli anni ’70 a New York. Per le sue prime serie di autoritratti impiega il make-up in maniera tradizionale, teatrale, e le ci vogliono anni per capire come, al di là dell’uso puramente estetico, ce ne può essere uno più pittorico e meno convenzionale: per esempio creare ombre e sfumature con il volto a fare da tela. Li adopera così, ricoprendo e alterando il viso fino a renderlo invisibile, per lasciare in vista solo il personaggio che interpreta in quel momento. Nella vita di tutti i giorni ormai si trucca solo quando va a qualche festa o cena; ama pensare che la Cindy truccata sia un alter ego di quella di ogni giorno: le piace, di sera, l’effetto che la luce artificiale crea sul suo volto, il fatto che, tra cosmetici e abiti, possa costruirsi una nuova, scintillante se stessa.
Riguardo alle immagini create per Mac, di una cosa era sicura sin dal principio, e cioè che sarebbero state completamente diverse da qualunque campagna cosmetica mai fatta. Su questo non ci sono dubbi.


Credits to:
Articolo di Serena Tibalti pubblicato sul mensile di moda di Repubblica,
Velvet n° 59, Ottobre 2011
Immagini tratte dal web:
1. Cindy Sherman – Autoritratti per la campagna pubblicitaria a/i 2011-12 di Mac
2. Cindy Sherman – Untitle Film Still 21, 1978


Nessun commento:

Posta un commento