Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

sabato 26 dicembre 2015

R.Steiner - "Le Tredici Notti Sante"


“La nascita dello spirito del sole come spirito della terra”
Hannover, 26 dicembre 1911




Quando in questo tempo accendiamo le candele sull'albero di Natale, l’anima umana sente come se il simbolo di una realtà eterna sorgesse dinanzi al suo sguardo spirituale e vi fosse lì immutabile sin da un lontanissimo passato. Quando in autunno la natura esteriore pian piano appassisce, quando le azioni del Sole nella luce esteriore cadono come in uno stato di assopimento e gli organi della percezione esteriore del­l’uomo debbono ritirarsi dai fenomeni del mondo dei sensi, l'anima ha la possibilità – o meglio non solo la possibilità, ma l’esigenza – di rientrare nelle sue più re­condite profondità in modo da sentire e sperimentare che quando la luce esteriore del Sole diminuisce ed il calore si affievolisce, ora è il tempo in cui l'anima può ritirarsi nell'oscurità esterna, ma può in compenso tro­vare nella propria interiorità la luce spirituale. Le luci sull’albero di Natale stanno ora davanti a noi come un simbolo dell'interiore luce spirituale accesa nell’oscurità esteriore. E per il fatto che la luce spirituale dell'a­nima che noi sentiamo illuminare le tenebre della na­tura ci appare come una realtà eterna, ci immaginiamo che pure l'abete acceso nella Notte di Natale debba per noi aver sempre irraggiato in tutti i tempi che possiamo ripercorrere da incarnazione a incarnazione fino a remoti passati.
L'albero di Natale però è relativamente recente. È soltanto da uno o al massimo due secoli che l'albero di Natale è diventato un simbolo dei pensieri e delle sen­sazioni che si presentano all'uomo nell'epoca di Nata­le. L’albero di Natale è un simbolo recente; ma ogni anno, di bel nuovo, esso rivela all'uomo una grande, eterna verità. Per questo sembra essere stato presente anche nel remoto passato. E come se dall'albero di Na­tale stesso risuonasse l'annunciazione del divino negli spazi cosmici, nelle altezze celestiali. L’essere umano può allora sentir scaturire dalla propria buona volontà forze di pace rassicuranti l'anima. Come ci dice la leg­genda del Natale, l’annuncio risuonò quando i pastori visitarono il luogo della nascita del Bambino, la cui fe­stività noi oggi celebriamo. Risuonò ai pastori dalle nuvole: “Le Potenze Divine si manifestano dagli spazi cosmici, dalle altezze celesti e portano pace rassicuran­te all'anima umana che sia colma di buona volontà”.
Per secoli e secoli gli uomini non poterono crede­re che nella celebrazione del Natale fosse dato al mon­do un simbolo che non ha mai avuto un inizio. Si sen­tiva in ciò l'impronta dell'eternità. Il rito cristiano ha, per tale motivo, assunto il segno dell'eternità in ciò che si pone simbolicamente nella Notte di Natale nel­le parole: “II Cristo è nato di nuovo per noi”. È come se ogni anno l'anima fosse chiamata a sentire di nuovo una realtà della quale si pensava che si fosse potuta rea­lizzare una volta soltanto. L'eternità di questo avveni­mento simbolico si presenta alla nostra anima con for­za originaria quando sentiamo in modo giusto il sim­bolo medesimo. Ancora nell'anno 353 di Cristo, 353 anni dopo che il Cristo Gesù era apparso sulla Terra, la avrebbe riconosciuto nella sua più vera entità. Ciò è descritto nell'Antico Testamento, ove è detto che Javhè condusse Mosè al Monte Nebo, di fronte a Gerico,* e gli mostrò quanto doveva ancora avvenire prima che quello stesso Spirito potesse incarnarsi in un corpo umano. Lo Spirito disse a Mosè sul Monte Nebo: “Però tu, al quale io mi sono rivelato anzitempo, non puoi trasferirti con ciò che porti nell'anima in quell'e­voluzione del tuo popolo che ha innanzitutto da pre­parare ciò che deve accadere quando i tempi saranno compiuti”.
E quando, secoli dopo secoli, l'evoluzione ebbe preparato l'umanità, lo stesso Spirito dal quale Mosè era stato trattenuto si rivelò, diventando carne e assu­mendo un corpo umano in Gesù di Nazareth. Così l’umanità nel suo insieme è stata guidata dallo stadio di iniziazione contrassegnato dalla parola “Gerico” a quello contrassegnato dalla parola “Giordano”. Coloro che nei primi secoli cristiani intesero il vero significa­to del cristianesimo hanno fatto presente che nel Gesù di Nazareth che doveva venir battezzato nel Giordano si immerse lo spirito solare della Terra, il Cristo. Que­sto era ciò che nei primi secoli cristiani veniva celebra­to come un Mistero, come la nascita del Cristo.
In ef­fetti, ciò che attraverso l’Antroposofia, attraverso la saggezza della quinta epoca di civiltà postatlantica, ci rende maturi di nuovo, risplendette quale ultimo resi­duo di un'antica chiaroveggenza nell’epoca in cui si compì l’Evento del Golgota; risplendette presso gli Gnostici e illuminò quei singolari teosofi che vissero alla svolta dei tempi fra la vecchia e la nuova era e la cui concezione del Mistero del Cristo differiva dalla nostra nella forma, ma non nel contenuto.
Ciò che agli Gnostici fu permesso di insegnare,ebbe modo di trapelare nel mondo, e nonostante non venisse diffusamente compreso quanto era avvenuto nel fatto simbolicamente indicato con il Battesimo nel Giordano, si sentiva, si presagiva che là il Sole-Spirito era nato come Spirito della Terra, che una Potenza co­smica si illuminava in un uomo terrestre. Così, nei primi secoli del cristianesimo, il 6 Gennaio veniva ce­lebrata la Nascita di Cristo nel corpo di Gesù di Naza­reth, l'Epifania del Cristo.
Ma la capacità di penetrazione, anche solo presa­ga, in questo profondo Mistero venne affievolendosi sempre più col passare del tempo. Venne il tempo in cui gli uomini non furono più in grado di compren­dere che l'Essere chiamato Cristo era stato in realtà presente in un corpo fisico umano soltanto per tre anni. Sempre più e più dovrà afferrarsi che ciò che è stato una volta compiuto per l'intera evoluzione della Terra durante quei tre anni in un corpo fisico umano, è uno dei più profondi e difficili Misteri da compren­dere. A partire dal quarto secolo in avanti, con l'avvi­cinarsi dell'epoca del materialismo, l'anima umana che si stava preparando era troppo debole per afferrare il profondo Mistero che solo a partire dalla nostra epoca sarà compreso in misura sempre maggiore. E così, man mano che la forza esteriore della cristianità aumentava, la intima comprensione del Mistero del Cristo si per­deva e la Festa del 6 gennaio cessò di avere un conte­nuto. La Nascita del Cristo venne anticipata di tredici giorni e ritenuta coincidente con la nascita di Gesù di Nazareth. Ma con ciò noi ci troviamo di fronte a qual­cosa che ci deve sempre colmare di profondo appaga-mento, di profonda soddisfazione. La data del 24-25 dicembre è stata stabilita come il giorno della nascita del Cristo perché, come abbiamo visto, una grande verità è stata perduta. E tuttavia, sebbene l'errore sembri determinato dalla perdita di una grande verità, esso è avvenuto in modo così profondamente saggio che noi non possiamo non meravigliarci della inconscia sag­gezza con cui il giorno di Natale è stato stabilito, ben­ché gli uomini che l'hanno stabilito non ne sospettas­sero nulla.
La divina saggezza operò anche nello stabilire que­sta data. E come la saggezza divina può essere percepi­ta fuori nella natura, se noi sappiamo come interpreta­re in modo giusto ciò che vi si rivela ovunque, così possiamo percepire la saggezza divina che agisce nel­l’inconscio dell'anima umana se poniamo mente a quanto segue. Nel calendario, il 24 dicembre è il gior­no dedicato ad Adamo ed Eva, il giorno seguente è la Festa della Natività del Cristo. Dunque, la perdita di un'antica verità è stata la causa per cui la data della na­scita del Cristo sulla Terra è stata retrocessa e stabilita tredici giorni prima, ed è stata identificata con la na­scita di Gesù di Nazareth; ma in una maniera meravi­gliosa la nascita di Gesù di Nazareth è stata collegata con il concetto dell'origine dell'uomo nell'evoluzione terrestre, della sua origine in Adamo ed Eva. E quan­do indaghiamo tutte le oscure percezioni e i sentimen­ti di meraviglia connessi con questa festa della Natività di Gesù che vivono nell'anima umana – senza che la coscienza superiore dell'uomo ne sappia nulla –, quan­do indaghiamo tutti questi sentimenti che si agitano nell'intimo dell'anima, vediamo che essi parlano un linguaggio meraviglioso.
Quando fu perduta la comprensione per ciò che in effetti dalle distese cosmiche era fluito all'umanità, e che giustamente si sarebbe dovuto celebrare il 6 gen­naio, si cercò di presentare all'umanità (grazie a forze che agiscono nelle profondità dell'anima) come si ma­nifesti lo spirito dell'anima umana quando non è an­cora passato del tutto dalla corporeità fisica e si trova al punto di partenza dell'uomo stesso, nel momento in cui prende originariamente possesso di questo corpo fisico umano. Alla sua nascita, quando l'anima risulta ancora incontaminata dagli effetti del contatto con il corpo fisico, all'inizio del divenire fisico terreno, tro­viamo il bambino, ma non solo il bambino qual è pre­sente in ogni essere umano, bensì il bambino così com'era prima che nell'evoluzione terrestre gli uomini arrivassero alla primissima incarnazione fisica.
Questo è l'essere conosciuto nella Cabala come Adamo Kadmon, l’uomo che discese dalle altezze divino-spirituali con tutto ciò che aveva acquisito durante i periodi di Saturno, Sole e Luna. L'uomo nel suo es­sere spirituale al primo inizio dell'evoluzione terrestre, nato nel Bambino Gesù: ecco che cosa d'allora in poi venne presentato al genere umano dalla meravigliosa saggezza divina nella festività della nascita di Gesù. Quando non fu più possibile comprendere ciò che sul­la Terra era disceso dalle distese cosmiche, dalle sfere celesti, venne impresso nelle anime umane il ricordo della loro origine, del loro stato prima dell'avvento delle forze luciferiche nell'esistenza terrestre.
Quando non fu più compreso ciò che nel suo più alto e vero significato doveva dirsi del Battesimo di Giovanni nel Giordano (“Dalle distese cosmiche e dal­le altezze del ciclo è discesa nelle anime umane la Di­vinità che si rivela affinché la pace regni presso gli uo­mini di buona volontà”), quando fu perduta la com­prensione di come tale immagine simbolica dovesse es­sere presentata agli uomini nella forma di una festa sa­cra, un'altra certezza venne portata al posto di quella,e cioè che all'inizio dell'evoluzione terrestre, prima che le forze luciferiche intervenissero con la loro azione, l'uomo ebbe anche sulla Terra una natura, una entele­chia, nella quale poteva confidare.
Il Gesù del Vangelo di Luca, non il Gesù descrit­to nel Vangelo di Matteo, è il Bambino che i pastori adorarono. Le loro anime udirono: “Ora il Divino si rivela dalle lontananze cosmiche e dall'alto dei cicli, e porta la pace alle anime degli uomini di buona vo­lontà”. E così per i secoli in cui le eccelse realtà non potevano essere comprese, venne istituita quella festi­vità che ogni anno deve di nuovo ricordare all'essere umano: “Anche se non puoi rivolgere lo sguardo alle altezze celesti e là riconoscervi il grande Spirito Solare, dal tempo del tuo inizio terrestre porti in te, nella tua anima di bambino, finché resta incontaminata dagli effetti dell'incarnazione fisica, le forze che possono darti il saldo convincimento del fatto che tu puoi ri­portare la vittoria sulla bassa natura da cui sei gravato a seguito della tentazione di Lucifero”.
Quindi la Festa della Natività di Gesù viene avvicinata al ricordo di Adamo ed Eva, indicando con ciò che nel luogo visita­to dai pastori era nata un'anima umana così com'essa era una volta, prima che l'uomo avesse percorso la pri­ma incarnazione terrena.
Invece della nascita del Dio, che non veniva più compresa, in questa festività si pose la nascita dell'es­sere umano. E in effetti son due le sorgenti da cui sca­turisce ciò che può recare pace, armonia e vigore quan­do le forze dell'uomo minacciano di declinare e le sue sofferenze sembrano diventare insopportabili. La pri­ma sorgente è quella che possiamo ritrovare quando guardiamo fuori, nello spazio cosmico intessuto della vita, del movimento e del calore di ciò che chiamiamo lo Spirito Divino. E se noi possiamo mantenerci saldi nel convincimento che questo Potere spirituale divino che permea tutto l'universo può intessersi con il nostro essere e provvedere altresì che le nostre forze non si af­fievoliscano, se possiamo accogliere tale pensiero nel cuore, accogliamo con ciò il pensiero pasquale, grazie al quale suggiamo per così dire fiducia cosmica dalle lontananze cosmiche. E la seconda sorgente è quella che può scaturire da un oscuro presentimento: l'uomo, prima che diventasse preda delle forze luciferiche all'i­nizio della sua evoluzione terrestre, quale essere animico-spirituale era ancora effuso nello stesso Spirito che ora attende dalle lontananze cosmiche nel pensiero pa­squale.
L'uomo, andando alla sorgente che da lui può es­sere contemplata all'origine del proprio essere, prima dell'influenza luciferica, può dirsi: “Qualunque cosa possa succederti, qualunque cosa possa tormentarti, qualunque cosa possa trascinarti via dalle sfere lumi­nose dello Spirito, un tempo in te ci fu l'origine divi­na, ed essa deve in te sussistere pur se così profonda­mente nascosta nella tua anima. Se riconoscerai questa più interiore forza della tua anima, potrai aver fede che la conquista delle altezze rientri nelle tue possibilità. Se tu, come per magia, puoi porti davanti all'anima tutto ciò che dell'infanzia è ancora innocente e libero dalle tentazioni della vita, tenendo lontano tutto quel che è accaduto alle anime umane nelle molte incarna­zioni, ottieni un'immagine dell'anima umana quale era all'inizio dell'esistenza terrena, prima che iniziassero le incarnazioni terrene”.
Ma una sola anima è rimasta in tale condizione, e precisamente l'anima del Bambino Gesù descritto nel Vangelo di Luca. Quest'anima era stata trattenuta nella vita spirituale quando le altre anime umane avevano cominciato a passare attraverso le loro incarnazioni sulla Terra. Quest'anima, all'inizio della vita terrena, fu trattenuta e conservata nei più sacri Misteri attra­verso le epoche atlantica e postatlantica, fino al tempo degli avvenimenti di Palestina. Allora essa venne invia­ta entro il corpo predestinato a far nascere uno dei due bambini Gesù: il Bambino descritto nel Vangelo di Luca.
Fu così che la Festa della Natività del Cristo di­venne la Festa della Nascita di Gesù. Se noi compren­diamo rettamente questa Festa, possiamo dire: ciò che noi) crediamo nascere simbolicamente ogni Notte di Natale è l'anima umana nella sua natura originaria, è lo Spirito umano infantile quale era all'inizio dell'evo­luzione terrestre. E se noi lo consideriamo così come era all'inizio del divenire della Terra, ci rammentiamo del fatto che nel tempo di Natale esso è disceso come una rivelazione dalle altezze celesti. E quando il nostro cuore comincia ad essere consapevole di questa realtà, nell'anima ci scaturisce il sentimento di quella pace rassicurante che può portare ai più elevati traguardi, se la nostra è una buona volontà. Possente è in verità il suono che può parlare a noi nella Notte di Natale, se siamo in grado di comprenderlo.
Ma perché la celebrazione della nascita del Cristo fu anticipata di tredici giorni e diventò la celebrazione della nascita di Gesù? Per comprendere questo dobbia­mo penetrare in profondi misteri dell'anima umana. Poiché lo vede con i suoi occhi, l'uomo è certo del fat­to che quanto della natura esteriore i raggi del Sole ri­chiamano magicamente dalle profondità della Terra, schiudendolo in bellezza durante la primavera e l'esta­te, si ritrae in quelle stesse profondità quando la sfera
esteriore del Sole terrestre è del tutto oscura; così com'è certo che quanto si sprigionerà nuovamente l'anno seguente stia per essere preparato nei semi al­l’interno dei recessi della Terra. Poiché lo vede, l'uomo è certo del fatto che il seme di una pianta passa attra­verso un ciclo annuale, e cioè che esso deve discende­re nelle profondità della Terra per poter germogliare ancora sotto l'influsso del calore e della luce del Sole a primavera. Ma, a tutta prima, l'uomo non è consape­vole che anche per l'anima umana possa esservi - anzi sia sempre presente - un ciclo simile. E ciò non gli si rivela fin tanto che egli non sia iniziato ai grandi mi­steri dell'esistenza. Come le forze contenute nel seme di ogni pianta sono collegate con le forze fisiche della Terra, così è per le forze spirituali della Terra collegate alla nostra anima interiore. E proprio come il seme della pianta si immerge nelle profondità della Terra nell'epoca che conosciamo come il periodo di Natale, così fa l'anima dell'uomo che penetra, in quel tempo, nel profondo dominio dello spirito, attingendo forza da questa profondità, cosi come il seme della pianta fa per il suo sbocciare in primavera. Ciò che l'anima spe­rimenta in queste profondità spirituali della Terra è nascosto alla coscienza ordinaria. Ma per colui i cui occhi spirituali vengono aperti, i tredici giorni e le tre­dici notti fra il 24 dicembre ed il 6 gennaio sono un periodo di profonde esperienze spirituali.
Parallelamente all'esperienza del seme della pianta nelle profondità naturali della Terra, si ha veramente un'esperienza spirituale nelle profondità spirituali del­la Terra. Il veggente cui ciò sia possibile (o in virtù di qualche facoltà chiaroveggenti ereditata, o come risul­tato di esercizi spirituali) può sentire come se egli stes­so penetrasse in queste profondità spirituali. Durante questo periodo di tredici giorni e tredici notti, il chia­roveggente può scorgere quello che deve accadere al­l'uomo per il fatto di essere passato attraverso quelle incarnazioni terrene che si sono svolte sotto l'influsso delle forze luciferiche dal principio dell'evoluzione della Terra fino alla nostra epoca. Le sofferenze del kamaloca che l'uomo deve sopportare nel mondo spiri­tuale per il fatto che Lucifero si è posto al suo fianco sin da quando egli cominciò ad incarnarsi sulla Terra, si vedono in modo chiaro nelle grandi, possenti im­maginazioni che possono presentarsi all'anima duran­te i tredici giorni e le tredici notti fra la celebrazione del Natale e quella del 6 gennaio, l'Epifania. Quando il seme della pianta sta trascorrendo il suo più impor­tante periodo nelle profondità sotterranee, è il tempo in cui l'anima umana attraversa le sue più profonde esperienze. L'anima contempla tutto ciò che l'uomo deve sperimentare nei mondi spirituali a causa del fat­to che, sotto l'influsso luciferico, egli si è allontanato dalle Potenze creatrici del mondo. Questa contempla­zione avviene nel modo migliore per l'anima durante questi giorni, e la prepara al tempo stesso a quell'im­maginazione, che noi possiamo chiamare immagina­zione del Cristo, ove scorgiamo che Cristo, vincitore su Lucifero, diviene giudice delle azioni umane com­piute nelle incarnazioni sottoposte all'influsso di Luci­fero. L’anima umana, l'anima del chiaroveggente, vive nel periodo fra la celebrazione della nascita di Gesù e quella dell'Epifania in modo tale che il mistero del Cristo le è rivelato. Durante questi tredici sacri giorni e notti l’anima può quindi riconoscere nel modo più profondo ciò che il Battesimo di Giovanni nel Gior­dano sta a significare.
Ed è singolare come durante i secoli del cristianesimo, ovunque la possibilità della visione spirituale si sviluppava nel giusto senso, fosse a conoscenza dei veggenti anche questa relazione particolare per cui lo sguardo spirituale si approfondisce durante le tredici notti, e cioè nel periodo del solstizio d'inverno. Molte anime chiaroveggenti – iniziati ai misteri dell'età mo­derna o dotati ancora di chiaroveggenza ereditaria – ci insegnarono che nel punto più oscuro del solstizio d’inverno l’anima può avere la visione di tutto ciò che l’uomo deve soffrire a causa del suo allontanamento dallo Spirito-Cristo, e quale rimedio e catarsi è stato possibile attraverso il Mistero posto in essere nel Bat­tesimo di Giovanni nel Giordano, e conseguentemen­te attraverso il Mistero del Golgota, e come la visione durante le tredici notti sia coronata il 6 gennaio dal­l’immaginazione del Cristo. Così è corretto ricordare il 6 gennaio come il giorno della nascita del Cristo, e queste tredici notti come il periodo durante il quale il potere di veggenza dell'anima umana percepisce tutto ciò che l'uomo deve attraversare nelle incarnazioni da Adamo ed Eva fino al Mistero del Golgota.
Durante la mia visita a Cristiania l'anno scorso, è stato molto interessante per me trovare sintetizzato in una magnifica saga, conosciuta come “La leggenda del sogno”, il pensiero che con differenti parole è stato espresso in moltissime conferenze intorno al Mistero del Cristo. Strano a dirsi, essa è venuta alla luce ed è divenuta nota in Norvegia durante gli ultimi dieci o quindici anni, benché la sua origine sia, naturalmente, molto antica.
Essa è la leggenda che in modo meravigliosamen­te bello ci racconta di come Olaf Asteson venga inizia­to — mediante forze naturali — allorché egli cade ad­dormentato la sera di Natale, dorme durante i tredici giorni e le tredici notti fino al 6 gennaio e vive tutte le vicissitudini che l'essere umano deve sperimentare at­traverso le incarnazioni dall'inizio del mondo fino al Mistero del Golgota. Racconta di come, avvicinando­si al 6 di gennaio, Olaf Asteson abbia la visione dell'intervento nell'umanità dello Spirito-Cristo, di cui lo Spirito-Michele è il precursore. Spero che in qualche altra occasione avremo modo di presentare questo poe­ma, affinché possiate riconoscere che la consapevolez­za della visione durante i tredici giorni e le tredici not­ti sopravvive ai giorni nostri, e anzi risulta revivificata. Citeremo qui solo pochi, caratteristici versi. Il poema comincia così:

Ascolta il canto mio!
Ti voglio cantare
di un giovanetto lesto:
egli era Olaf Asteson,
che un tempo dormì così a lungo.
Di lui ti voglio cantare.
S'addormentò la vigilia di Natale.
Un forte sonno subito l'avvolse, e non si poteva svegliare,
prima che al tredicesimo giorno la gente andasse in chiesa.
Egli era Olaf Asteson,
che un tempo dormì così a lungo.
Di lui ti voglio cantare.

E così il poema prosegue e racconta di come, in questo sogno durante i tredici giorni e le tredici notti, Olaf Asteson venga condotto attraverso tutto ciò che l’uomo deve esperire a causa della tentazione luciferica. Una descrizione ci è data del viaggio di Olaf Aste­son attraverso le sfere in cui gli esseri umani vivono le esperienze così spesso descritte in relazione al kamaloca, e di come lo Spirito-Cristo, preceduto da Michele, si inserisca in questa visione del kamaloca.
Così, con la venuta del Cristo in Spirito, diverrà sempre più possibile per gli uomini riconoscere come le forze spirituali intessono e agiscono, e come le Feste non siano state istituite da un arbitrario capriccio, ma dalla saggezza cosmica che opera nella storia quasi sempre senza che gli uomini ne siano coscienti. Que­sta saggezza cosmica ha posto la celebrazione della na­scita di Gesù all'inizio dei tredici giorni. Se da un lato la celebrazione della Pasqua può sempre ricordarci che la contemplazione delle distese spaziali e cosmiche ci aiuterà a trovare in noi stessi la forza di vincere tutto ciò che è basso, l’immagine del Natale ci dice che noi, se comprendiamo il simbolo dell’origine dell’uomo, di questa origine divina dell'uomo, comprendiamo anche il simbolo che ci si fa incontro a Natale nella figura del Bambino Gesù. Questa origine dell'uomo ci ripete di continuo: “Uomo, puoi trovare in te le potenti forze che ti doneranno ciò che, nel vero senso della parola, si può chiamare la pace dell'anima”. La vera pace del­l’anima è presente soltanto quando essa ha un sicuro fondamento, vale a dire quando è una forza che ci ren­de capaci di sapere sempre che in noi vive qualcosa che, se ne abbiamo giustamente cura, può e deve gui­darci alle altezze divine, alle forze Divine.
Le luci dell’albero sono simboli della luce che brilla e riluce nelle nostre anime quando noi comprendia­mo quel che ci annuncia simbolicamente, nella notte di Natale, il Bambino Gesù nella sua innocenza: è l’in­timo essere dell'anima umana stessa, forte, innocente, piena di pace, che ci guida lungo il sentiero della no­stra vita fino alle più alte mete dell'esistenza. Possano queste luci dell'Albero di Natale dirci: “Anima umana, quando sei debole, quando credi di non poter trovare le mete della tua esistenza, pensa all'origine divina del­l’uomo e sii consapevole che queste forze sono dentro di te e che sono anche le forze del massimo amore. Nel loro massimo sviluppo, scorgerai in te le forze che dan­no fiducia e certezza a tutto il tuo agire, per tutta la tua vita, ora e nel più lontano futuro”.

- Rudolf Steiner -





Credits to:
- La Scienza dello Spirito -
Opere di Luciano Balduino




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