Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

giovedì 28 luglio 2011

Arte per Arte: I pensieri di Matisse - parte 1°


- Henri Matisse -
da: Scritti e Pensieri sull'Arte

H. Matisse nel 1933

Hanri Matisse è un personaggione, personalmente l'ho conosciuto più approffonditamente il primo anno d'Accademia, dopo di che, chissà perché, perchè, chissà per come... me lo ritrovo sempre in mezzo ad ogni cosa creativamente armoniosa che faccio! Devo fare Anatomia? Ritrovo le sue silouette nelle mie!!! Devo comporre/decorare a penna o devo per caso distribuire nello spazio cartaceo vari "Cosmi"? Ed ecco che il suo punto di vista perfettamente gradevole e delicato dello spazio e delle proporzioni si abbina al mio! Magari i suoi quadri son troppo "scioccosi" per me, magari troppo figurativi ed eccessivamente "ornati", magari ha quello stile pittorico troppo classicista... ebbene sì, questo è Matisse! Comunque, in ogni modo e in ogni dove, io rilegga pezzi di pensieri sulla sua Arte (che vi ho riportato qui sotto) mi sembra di sentirli in testa come miei e come se fossero alcune delle poche dichiarazioni che si sposano perfettamente con le mie opere... per dire che le stesse frasi dette da lui guardando i miei quadri e dimenticando i suoi sono cucite ad'OK! Pazzesco, ogni volta che rileggo questi pezzi mi ricordo qual'è il mio "sentiero" e il perché amo fare ciò che faccio!
Insomma... grazie Matisse!
-QM-

P.S: Se devo spiegare qualcos'altro di mio la prossima volta, faccio prima a chiamare lui a 'sto punto!






"Ci sono due modi d'esprimere le cose. Uno, mostrarle brutalmente, l'altro, evocarle. Per riuscirci, io cerco di avvicinarle, di precisarle nei loro caratteri individuali, e nei rapporti tra gli elementi che le compongono e le collocano; questi rapporti esistono tanto tra le combinazioni di colori quanto tra quelle di forme." (Fels, 1925)


"L'espressione derivata dalla composizione si modifica secondo la superficie da coprire, poiché l'oggetto trova i suoi rapporti secondo il posto da esso occupato nello spazio." (Couturier, 1962)


"L'insieme della tela deve essere concepitoseguendo una visione molto netta, fin dall'origine dell'opera" (Fels, 1925). Molto più tardi, alla domanda di André Verdet (Verdet, 1952): "Pensate che l'opera d'arte sia sempre già fatta in anticipo?", la risposta di Matisse fu più sfumata: "Un'opera d'arte ancora da creare non è mai fatta in anticipo, contrariamente a quanto pensava Puvis de Chavannes quando pretendeva che non si vedesse mai abbastanza in anticipo il quadro che si desiderava fare. Non c'è rottura tra pensiero e atto creatore, ma unione e unità." Nel 1942, dichiara a J. e H. Dauberville: "Sì, per me cominciare un quadro è sempre un problema. Non so mai in anticipo cosa farò. Mi lascio completamente guidare dal subconscio." (Dauberville, 1958).


Avendo Marcel Sembat fatto notare a Matisse come procedesse d'istinto dal concreto all'astratto: "E' perché vado verso il mio sentimento: verso l'estasi. E poi vi trovo la calma." Ancora raccolta da M. Sembat  quest'altra frase: "Sapete, poi mi spiego perché l'ho fatto così, ma all'inizio, mentre lo faccio, ne sento in blocco la necessità!" (Sembat, 1913). Matisse non muterà opinione, e nel 1952 dichiarerà: "Non c'è nessuna intelligenza in quanto faccio. Non sono abbastanza intelligente, non posso fare altro quello che mi esce fuori." (Couturier, 1962).


"Il mio scopo quindi è quello di lasciar sussistere in un'opera, che resta sempre vera, la dignità la freschezza, il fascino del sentimento spontaneo." (Couturier, 1962)


Florent Fels ha pubblicato questa interessante variante: "Mi applico a creare un'arte che sia per lo spettatore, di qualunque condizione sociale, una sorta di calmante celebrale, di tregua, di certezza gradevole, che dia la pace e la tranquillità" (Fels, 1925). Si leggano anche i pensieri raccolti da Marcel Sembat (Diehl, 1954): "Voglio un'arte di equilibrio, di purezza, che non inquieti né turbi; voglio che l'uomo affaticato, esaurito, spossato, assapori davanti alla mia pittura la clama e il riposo" E ancora (Fels, 1929): "Un quadro deve essere tranquillo sul muro. Non deve introdurre in chi lo guarda un elemento di turbamento e d'inquietudine, ma condurlo dolcemente a uno stato fisico tale da non fargli provare il bisogno di sdoppiarsi, di uscire da se stess. Un quadro deve procurare una soddisfazione profonda, il riposo è il più duro piacere dello spirito appagato" . E ancora (Duthuit, 1949): "Si tratta soltanto di instradare lo spirito dello spettatore in modo che poggi sul quadro ma possa pensare a tutt'altro  non all'oggetto particolare che abbiamo voluto dipingere: trattenerlo senza tenerlo, condurlo a sentire la qualità del sentimento espresso. Agire di sorpresa è un pericolo. Non bisogna che lo spettatore analizzi - equivarrebbe a fermarne, non a liberarne lo spirito - e noi rischiamo di far scattare l'analisi con una transposizione troppo spinta. Per noi il problema è divenuto quello di conservare alla tela la stessa intensità avvicinandoci alla verosimiglianza. l'ideale  che lo spettatore si lasci  prendere, senza esserne del tutto cosciente, dalla meccanica de quadro. Si può temere da parte sua un movimento di sorpresa e, attraverso questo, che ci sfugga: bisogna nascondere il più possibile l'artificio!"

- Henri Matisse -


Pensieri tratti dal capitolo:
Note di un pittore, pgg. 40-42.
dal libro: Henri Matisse. Scritti e pensieri sull'Arte,
Raccolti e annotati da Dominique Forcade
Traduzione di Maria Mimita Lamberti
- Carte d'artisti n° 32 -
Abscondita Edizioni - Milano, Gennaio 2003

Nessun commento:

Posta un commento