Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

venerdì 17 luglio 2015

William Blake... il visionario!


LA SUA ARTE APPARTIENE AL DESTINO DELL’UOMO E IL MATRIMONIO ALCHEMICO LO UNISCE ALL’ESSEITÀ COSMICA DIVINA. CONTRO OGNI REPRESSIONE L’ESPERIENZA È INNOCENTE






"Blake è un visionario. Nella profonda, tenace convinzione che le sue visioni interiori fossero più reali del mondo esterno, cercò di esprimerle con il mezzo pittorico e poetico. La visionarietà di Blake ha toni utopistici, in un certo senso anche rivoluzionari. In opposizione a una concezione dell’uomo diviso tra spirito e corpo, desiderio e repressione, realtà e fantasia, Blake esalta l’attività creatrice e totalizzante dell’immaginazione attraverso cui può essere ricomposta la realtà scissa."

William Blake nasce a Londra nel 1757 (anno fissato da Swedenborg per l’avvento del nuovo regno di Dio sulla terra).

La falsità della morale corrente, la natura divina dell’energia e dell’immaginazione, la negatività delle ideologie meccanicistiche nate dall’industrialismo, l’unità mistica dell’universo, sono i temi ricorrenti in tutta l’opera di Blake.

Ossessionato dalle visioni fin dalla primissima infanzia (a quattro anni raccontò che Dio gli era apparso alla finestra), fu anticipatore del Romanticismo, nonché modello per i surrealisti. Ma, soprattutto, incarnò l’idea dell’artista per eccellenza: un artista-veggente, dotato della facoltà di penetrare nella verità fantastica del cosmo.

«L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa».

Con queste parole William Blake spiegava la sua scelta di ricercare nella propria dimensione spirituale, imbevuta di letture esoteriche, religiose, filosofiche e letterarie, la fonte d’ispirazione della sua opera.

Per lui l’immaginazione era quella percezione soprasensoriale che, negando l’esperienza dei sensi, metteva il poeta-profeta in contatto diretto con l’Essere Divino facendolo identificare con l’universo. Il poeta o l’artista risultava capace di una visione che univa l’uomo e l’universo, il profeta indicava la verità nascosta e le relazioni mistiche esistenti tra l’uomo, la natura e la divinità.

Nei suoi “libri profetici” (“The marriage of heaven and hell", 1790; America,1793; “The book of Urizen“, 1794; “Milton“, 1804; “Jerusalem“, 1804; “Vala or the four Zoas“, postumo), influenzato dal neoplatonismo, da Swedenborg, da Böhme, dalla Kabbalah, e soprattutto dal Nuovo e dal Vecchio Testamento, diede un quadro esoterico in cui intreccia simbolismi e mitologie.

È tramite la frase presente nel “Matrimonio tra il cielo e l’inferno”, che Blake fissa il su messaggio: «Senza contrari non c’è progresso. Attrazione e Ripulsa, Ragione e Energia, Amore e Odio sono necessari all’essere umano» e «Ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso».

È un matrimonio alchemico, in cui si cerca di ricreare ciò che era in origine, l’Unità, dove il bene risulta essere male e il male risulta essere bene, in un unico insieme coesistente. Bene e Male concorrono in egual misura alla ricerca della verità –ma anche come un meraviglioso tramonto degli dei a favore di un’alba dell’uomo.

Senza la simultanea presenza di ‘Innocenza’ e ‘Esperienza’ cesserebbe la vita.

Ne il libro di Thel (“The book of Thel“, 1789) Blake sviluppa il proprio concetto di innocenza, che non deriva dalla ignoranza sessuale e quindi dalla repressione ma, come dimostra nelle Visioni delle figlie di Albion (“Visions of the daughters of Albion“, 1793), dalla gratificazione sessuale come matura liberazione dalla morale conformistica. Inoltre, arriva ad elaborare un concetto d’innocenza a cui si giunge, paradossalmente, attraverso l’eccesso che produce, alla fine, la matura consapevolezza. L’eccesso viene collegato all’energia, quindi al corpo, opposto all’anima collegata alla ragione. Il fattore unificante supremo tra gli elementi opposti che costituiscono l’uomo è la visione, cioè l’immaginazione, che permette di andare fuori dal proprio Io per toccare il divino. Quindi, l’unico modo per trasformarsi interiormente è attraverso l’immaginazione creatrice, cioè l’arte, che riconduce l’uomo verso una dimensione superiore.

Come le sue poesie, anche la sua visione pittorica fa della potenza espressiva e del simbolismo lo strumento ideale per comunicare il proprio messaggio. La lotta contro l’oppressione e le catene del peccato imposte dalla dottrina cattolica viene spesso affidata ad archetipi minacciosi ed immagini spirituali. Dai draghi (“Il Grande Drago Rosso” e la “Donna vestita col sole“, 1805-1810) a Satana, passando per figure femminili e anziani dalle caratteristiche soprannaturali.

La sua opinione sulla religione tradizionale risulta evidente alla lettura di “The Marriage of Heaven and Hell“, dove in “Proverbs of Hell” scrive:

«Prisons are built with stones of Law, Brothels with bricks of Religion» («Le prigioni sono costruite con le pietre della legge, i bordelli con i mattoni della religione»).

Blake intendeva essere portatore di un messaggio nuovo, in favore dell’istinto e della libertà contro ogni tipo di limitazione e repressione. L’esuberanza e l’eccesso diventavano scopi da perseguire, non difetti da evitare.


Una simpatico aneddoto racconta che a Lambeth, dove William compose gran parte delle sue poesie, una volta lo trovarono nel piccolo giardino sul retro della casa, seduto nudo al sole sotto un albero insieme a Catherine, sua moglie, intenti a leggere il “Paradiso Perduto”. Invitò l’amico che era venuto a visitarlo ad entrare dicendogli di non preoccuparsi, che essi erano soltanto Adamo ed Eva.



Il vero obbiettivo delle sue opere non appartiene al dibattito della sua epoca, ma al destino umano universale.


Ogni momento è infinito, non esiste una reale e univoca concezione di passato e futuro: il vero passato è sempre come appare a noi ora, poiché per Blake, il vero tempo viene dato dall’immaginazione. Così scrive in “Gerusalemme”: «Ciò che è di sopra è di dentro, poiché ogni cosa/ in Eternità è traslucida./ La circonferenza è dentro: Fuori, si forma/ l’Egoista centro./ La circonferenza sempre si espande, avanzando/ verso l’Eternità:/ E il Centro ha Eterni stati: e quegli stati ora noi esploreremo».






Credits to:
Katia Valentini per ukizero.com

Immagini: tre delle tante rappresentazioni di
W.Blake sul tema "Adamo ed Eva"







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