Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

venerdì 2 maggio 2014

"Queen Mab" - Il poema di Shelley




Poesia:

"La Regina Mab"
di Percy Bysshe Shelley

- Dedicato ad Harriet -




"Di chi è l'amore che, fulgido sul mondo
devia del suo schema il dardo avvelenato?
Di chi la calda lode benigna,
premio dolcissimo della virtù?
Sotto quei sguardi l'anima mia ridesta
più fida al vero e ardimentosa crebbe
Quale pupilla col cuor fissai,
e amai più forte l'umanità?
La tua, Enrichetta, che più pura idea
fosti dell'anima e ispiratrice al canto;
Tuoi questi incolti fiori novelli
sono, benché il serto testo e da me.
Pegno d'amore, quindi al seno stringilo
e credi pur che per quanto mutino i tempi,
e gli anni scorrano, ciascun fiore
nel mio cuor colto, sarà consacrato a te.


Canto I


Come é meravigliosa la Morte:
la Morte, e il Sonno fratelli!
Pallida, come la luna,
che muore così lontano,
di un livido bluastro,
la bocca ha l'una;
rosato l'altro, quando
al mattino, incoronato dalle onde
dell'Oceano, la terra arrossa.
Pur che mirabile transito
fanno la Morte e il Sonno!
Che forse fu il suo spirito
innocente rapito da la fosca
Dea che impera su i tumuli corrotti?
Periranno quelle grazie
del suo volto divine,
che amor spirano ed estasi
di palpiti profondi;
quelle vene azzurrine,
che si celano lievi,
qual rivoli serpeggianti
sotto un campo di nevi;


quel profilo seducente,
fulgido di bellezza,
quale marmo vivente?
Dovrà lo spirito infetto
della caducità, nulla di questo
divino volto lasciare,
tranne che i rifiuti e la rovina?
E non salvar null'altro
che un lugubre soggetto
su cui moralizzare
possano i cuori leggeri?
Oppure soltanto i sensi
una soave sonnolenza occupa,
che il respiro della rosata aurora
ricaccia nelle tenebre?
Si risveglierà ancora
lanthe e di gioia colmerà quel seno
fedele, il cui spirito vigile aspetta
per cogliere dal suo sorriso luce,
vita e rapimento?
Si, desterà ancora,
benché le membra sue tiepide, inerti
siano, e tacita quella
bocca soave, che faconda prima
col suo respiro d'una tigre l'ira
calmata avrebbe, e d'un tiranno sciolta
L'anima irrigidita.
Gli occhi suoi rugiadosi
son chiusi, e sul tessuto cosi tenue
delle palpebre, che celano appena
appena il raggio nero-celestino
dei globi luminosi,
posa il Sonno bambino.
Ombrano le trecce d'oro
la purità superba
del seno, inanellate
come viticci di una pianta parassita
su colonna di marmo.

Udite! Da dove viene quel suono frenetico?
Così simile alla strana melodia
di un turbine che spazza e gira intorno
alle deserte rovine,
quando spira il vento dall'Occidente,
e le onde del mare tempestoso
risuonano nella sera, l'eco che giunge dal lido;
più fiero delle note confuse, che la lira
invisibile dei boschi e della valle,
tocca da i geni della brezza, diffonde.
Fluttuante sopra onde di musica e di luce,
ecco, il carro s'avanza della Fata Regina!
I corsieri celesti fendono l'aria indocile;
della Regina al cenno se fermano. Tali fibrose
e fermano ubbidienti le redini di luce.
La Regina maliosa li spinse
dentro, spargendo d'intorno
l'incanto, e, dall'etereo carro
graziosamente declina,
trattenne muta lo sguardo
su la vergine assopita.
Agile la figura della Fata,
agile era, qual nube
che sorprende i più pallidi colori
del giorno, quando cede
a la notte la sera;

lucida, come quel fibroso velo
appare, quando si vestono le stelle
di fugaci splendori.
La sua sottile forma nebulosa
veleggiava col tremito dell'aria.
S'alzavano d'intorno melodie,
simili ai dolci mormorii
degli odorosi venti
al risvegliarsi della Primavera,
e ne vibrava tutta
la stanza e il cielo della mezzanotte.


Disse: "Lo Spirito supremo conosce quanta Vergine divinità
é in te, ed a te svelerà il vero che solo vedono i savi, che trovano
nella luce del loro pensiero la loro beatitudine. Tu
sdegni costumi, fede e potere, non ascolti e sei pronta a difendere
ed a portare la luce. Dal profondo sacrario di natura ti
venga la forza per impugnare la fiaccola ardente. Dirai ciò
che vedi e senti: Anima, staccati dal tuo carcere terreno!"


REGINA MAB.

Tacque: e dal muto, immobile
corpo un'Anima raggiante
sorse, nella sua nuda
purità tutta bella.
Sopra il letto giaceva
il corpo avvolto nei ciechi
abissi del sonno.


Anima, che scendesti tanto in fondo;
Anima, che volasti tanto in alto;
tu, sicura e gentil la grazia accetta
al tuo merito dovuta;
ascendi il carro con me.


ANIMA
"Forse io sogno? ed è questa
sensazione novella
una larva del sonno.
Se, in vero, io sono un'Anima
libera, da la carne
anima disunita,
parlami ancora."

FATA
"Sono la Fata Mab custode dei segreti; conosco il bene
e il male che è nel cuore dell'uomo; il presente, il passato e il
futuro. Prevedo ogni evento ed ho il potere di dare la luce
agli uomini, che troveranno la felicità, premio della virtù....continua"







Credits to:
Trad. Di Antonio Calitri
Immagine: The fairy of the moon di Hermann Kaulbach
scritto da Alba per www.demetra.org






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