Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

venerdì 6 settembre 2013

Il perfezionamento dell'Anima, secondo la Scienza dello Spirito



- Il ricordo di sè o “stato della presenza” -




    La conoscenza svela le regole del gioco, le stanze, le fase e l’obiettivo della partita. Conoscere non è comunque vincere; per vincere occorre azzardare con se stessi.

E’ bene applicare una disciplina che preveda quotidianamente e sistematicamente delle sedute di concentrazione e meditazione, ma ancora più importante è cercare di portare nella vita di tutti i giorni un atteggiamento di perenne e continua presenza dell’io in ogni atto, pensiero quotidiano.

Ci si deve in ogni momento, ricordare di essere un “io” che è davanti alla scena del mondo, e partendo dalla percezione continua della propria individualità, solitamente avvertibile in un punto all’interno del cranio due centimetri entro le sopracciglia, si deve presiedere attivamente ogni atto, pensiero e sentimento che si presenti.

Molto di ciò che consideriamo “io” in noi è costituito da una somma di pregiudizi, abiti mentali e passioni che ci dirigono. Solitamente crediamo di essere noi a compiere un’azione, mentre la nostra educazione, la nostra cultura e le emozioni negative che ci ha inoculato l’ambiente sociale esterno ci spinge a farlo.

Non siamo mai noi i veri artefici che scelgono di fare liberamente una cosa, ma la passione, il desiderio, i pregiudizi precostituitesi in noi. Libera sarebbe solo un’azione scevra da istinti, impulsi e da meccacinità date dal nostro utilitarismo.

L’uomo non fa mai una cosa perchè la deve fare: la fa se gli conviene, se può trarre da essa qualcosa per sè.

Bisogna imparare a compiere azioni non per noi, ma per lo spirito del mondo. Così come il sole illumina e riscalda ciò che gli è attorno, senza richiedere nulla in cambio.

Deve esser ben chiaro che l’uomo non è i suoi istinti e le sue passioni; è qualcosa oltre ad essi, che non ha bisogno di nulla: è uno Spirito e ha in sè già la completezza. Il problema è che l’uomo è identificato non con il suo Spirito, ma con la sua anima.

Ad uno spirito non manca nulla, perché esso è il Tutto.

Non è lo Spirito che deve perfezionarsi, perché esso è già perfetto: lo deve fare l’anima.

Tutte le tecniche iniziatiche servono a distaccarci da tale identificazione animica, per portarci allo stato di intuizione: che vuol dire presenziare la vita non come essere animico, ma come essere Spirituale.

Perchè ciò avvenga è necessario che vi sia una struttura su cui lo Spirito umano possa affacciarsi e riflettersi, altrimenti non potrebbe mai arrivare alla coscienza di sè. Tale struttura è l’anima: ma come è ordinariamente precostituita per natura, non può asservirsi a ciò.

A tal pro, si insegna ad osservare ogni movimento, ogni percezione, ogni sentimento e pensiero che appaia nella coscienza, “seguendolo” attentamente, in modo che non vi sia nulla che facciamo, pensiamo o desideriamo che non passi sotto la “supervisione”, il “controllo” autocosciente di noi stessi.

La chiave è: “smascherare ogni automatismo animico in noi”.

Qualsiasi cosa si faccia non deve essere eseguita distrattamente e senza una diretta, chiara e continua consapevolezza del suo farsi da parte nostra: se ci accorgiamo di aver agito o pensato automaticamente, dobbiamo ri-compiere l’azione accompagnandola coscientemente in ogni sua fase.

Automatico” è qualsiasi atteggiamento che non viene accompagnato e eseguito senza la nostra presenza attiva, consapevole. Automatica è qualsiasi cosa appaia in modo meccanico: gesto, pensiero, movimento, abitudine, reazione.

Se ad esempio ci si alza a prendere qualcosa, ci si deve osservare in ogni atto; sentire il contatto dei piedi con il pavimento, il moto dei muscoli delle gambe, come si allunga la mano per prendere un oggetto.

Ogni momento della nostra vita dovrebbe essere in una continua attenzione dell’osservazione di sé. E significherebbe attuare in ogni attimo lo stato di contemplazione.

Con il tempo questo sforzo di attenzione diverrebbe spontaneo: saremmo entrati nel perenne stato della presenza.






Credits to:
- Scienza dello Spirito -
dal "Suono della Luce" di Tiziano Bellucci, Edizioni Crisalide



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