Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz

Il Sacro Graal, Arild Rosenkrantz
Nella divinità del mondo
troverò me stesso
in essa io riposo
risplende la divinità dell'anima mia
nel puro amore per tutti gli esseri,
risplende la divinità del mondo
nei puri raggi della luce.
-R.Steiner-

lunedì 12 settembre 2011

Meditazione per l'Esbat!


- La Danza della Luna Piena -
di Barbara Coffani




Proviamo ad osservare la luna due o tre giorni prima che sia piena e poi a confrontarla quando ha raggiunto la fase: ci colpisce l’incompletezza della fase precedente. Certo, la luna è sempre bellissima ed in ogni momento del suo ciclo offre uno spettacolo molto romantico; però prima che raggiunga la fase siamo presi da una sorta di ansia: è l’attesa di vederla compiuta. Ci manca qualcosa, desideriamo vederla completata; nonostante sia già bella così sappiamo che può esserlo ancora di più. E quando finalmente raggiunge il culmine, ecco che anche noi ci sentiamo completi: finalmente, ora è perfetta. E’ perfetto il suo cerchio, perfetta la sua luce argentea: sembra perfino inverosimile che non brilli di luce propria.
La luna pare contemplare se stessa, sembra serena e distaccata. Leopardi, nel suo “
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” le si rivolgeva definendola silenziosa, vergine, intatta, e concludeva la sua riflessione dicendo “…tu mortal non sei, e forse del mio dir poco ti cale”. L’immagine è di freddezza, lontananza, insensibilità: “silenziosa” implica che non ci sarà comunicazione, “vergine” e “intatta” significano inattingibile, non toccata dalla condizione umana. In realtà la posizione della luna è più che altro di olimpica serenità, e il suo è il distacco che viene dalla conoscenza, come Buddha che raggiunse il distacco dalle cose terrene – e quindi la pace - dopo averle tutte conosciute.

La luna piena simboleggia l’apice dell’energia creativa e vitale e possiamo chiamarla Luna Madre. Come una madre contiene in sé l’infanzia e la giovinezza e ha davanti a sé la vecchiaia, ma anche la discendenza della specie, la luna piena contiene in sé le precedenti fasi di luna nuova e crescente ed ha davanti a sé la fase calante e ancora la luna nuova; essa è un cerchio, una spirale, contiene il suo passato e i suoi mille futuri, la sua eterna, continua e autonoma rigenerazione. Inoltre è conclusa e non ha bisogno di nient’altro, come una madre che forma un cerchio concluso/conchiuso con il proprio figlio e si distacca da tutto il resto. Osservate una madre che tenga suo figlio tra le braccia quando è appena nato: essi si guardano, si tengono stretti, hanno bisogno l’uno dell’altro e non hanno bisogno di nessun altro, né desiderano intrusioni di alcun tipo nel loro cerchio magico. La madre nutre il figlio dal suo seno e si nutre dell’amore del piccolo. Non so se esista nient’altro di così completo, concluso, “accompli”, come dicono i francesi. Forse, proprio solo la luna piena.

La pienezza della luna richiama la sazietà e l’appagamento che seguono la realizzazione di qualcosa. Ogni volta che terminiamo ciò su cui abbiamo lavorato con passione, con gusto, per il puro piacere di fare, senza secondi fini o per ottenere qualcos’altro, ecco che sperimentiamo l’energia della luna piena: sazi, realizzati, appagati, ci fermiamo a contemplare il nostro lavoro che brilla della luce che noi vi abbiamo infuso, della nostra energia. E’ la stessa sensazione della madre che guarda suo figlio e lo vede così bello da vederlo risplendere, e in realtà sono i suoi occhi a risplendere d’amore. Un lavoro che, come un figlio, sia frutto della nostra passione e della nostra creatività, ci fa sentire al tempo stesso svuotati e sazi: svuotati perché vi abbiamo profuso la nostra energia, sazi perché il lavoro fatto è parte di noi e ci completa.

La luna piena è simbolo di totalità perché condensa in sé concetti opposti. Mostra una luminosità incontaminata, suggerisce l’idea di purezza, eppure è una luna “esperta”: infatti ha compiuto un cammino per giungere al punto in cui è, dunque “conosce”, ha sperimentato, ha la vecchiaia davanti a sé. Simboleggia la purezza della maternità. Una donna che diventa madre mostra lo stesso volto della luna piena: è esperta della vita, dell’amore, della sessualità e del dolore, tanto che ha concepito e partorito, eppure a nessuno viene in mente di associarla alla lussuria e ai piaceri della carne, ma la si guarda con rispetto, con la stessa reverenza che si tributa ad una vergine, anzi, forse anche maggiore.
La luna piena è anche la luna dell’equilibrio, del “
mezzo del cammin di nostra vita”, come direbbe Dante: contiene infatti ciò che è stato, ma non è ancora giunta alla fine; ha realizzato e completato ciò che doveva, ma ha ancora della strada da fare, perché deve invecchiare.
Essa è raggiungimento del punto massimo senza traccia di tensione né di sforzo: le sue energie sono al top, ha raggiunto l’apice, il proprio limite in perfetta naturalezza, seguendo il suo flusso. E’ la luna della perfezione: è giunta al punto dopo il quale non si può andare, perché dopo inizia il declino, la decadenza, la morte. E per questo si concede una pausa, e si ferma a contemplarsi.

Se dunque scegliete di meditare sulla luna piena, queste sono le potenzialità che essa stimolerà in voi, e di cui potrete godere: la completezza, la compiutezza, la totalità, la perfezione, la pienezza, la sazietà, l’appagamento, la realizzazione, la serenità che viene dall’aver completato un ciclo, la contemplazione della propria opera fine a se stessa, il distacco, la luce perfetta, la rotondità perfetta, la conoscenza di fresca data, di esperienza recente, il contenere in sé il passato, il presente e il futuro, la creatività, la capacità di dare vita, il potere creativo inesauribile, inestinguibile ed eterno, l’equilibrio, il giusto mezzo, il punto perfetto, il punto massimo.



- Meditazioni -

Esercizio n. 1 – Il seme.
Scegliete una serata di luna piena, in qualsiasi momento della notte.
Stendetevi a terra, in posizione comoda, rilassata.
Iniziate a respirare tranquillamente, concentrandovi sulla luna. Prendete atto della sua forma tonda, piena, perfetta, e della sua luce bianca che si staglia contro il cielo. Pensate a quanto è vecchia, a quanti giorni, mesi, anni, secoli ha visto passare, ripetendo sempre uguale il suo ciclo, tornando sempre a riempirsi, raggiungendo ogni volta la forma e la luce perfette e la pienezza e completezza che la caratterizzano.
A questo punto pensate ad un frutto, non importa quale, purché contenga dei semi.
Visualizzateli. Nel seme è l’origine della vita: in esso sono contenuti altri frutti, che contengono altri semi, all’infinito.

Ripetete dentro di voi questa successione:
Ogni luna piena contiene in sé tutte le lune che verranno, così come questo frutto contiene in sé tutti i frutti che verranno, così come nel mio ventre ci sono tutte le vite che verranno…” La Danza della Luna

Ripetete la successione molte volte, visualizzando di volta in volta le lune infinite, i frutti infiniti, le vite infinite che verranno, e sentite pulsare i semi che dormono dentro di voi, e guardate come anche la luce della luna sia pulsante...
Tutto intorno a noi è pieno di vita e freme di vitalità.

Ripetete ora questa successione:
Dentro di me ci sono infinite potenzialità, come nei semi di un frutto e nelle lune future…..
ho infinite possibilità di scelta...
contengo infinite vite con le loro storie ed i loro meravigliosi destini…..
posso fare tutto ciò che desidero…
il ciclo della luna è infinito…”
Quando vi sentite sazi, fermatevi. Fate un lungo respiro, o meglio ancora concedetevi un sospiro. Sorridete a voi stessi, sentitevi appagati, in pace con tutti e con tutto, completi. Guardate distaccati ogni conflitto, ormai non vi tocca più, e state nella pace.

Variante
Focalizzate la vostra attenzione anche su tutto ciò che precede: la luna piena che vedete ora davanti a voi è figlia di infinite lune passate, così come un frutto proviene da un albero nato da altri semi, e anche voi siete figli dei figli di qualcun altro, all’indietro, all’infinito…

Esercizio n. 2 – L’abbraccio
In una serata di luna piena, in qualsiasi momento della notte, mettetevi come al solito in una posizione comoda vicino al compagno che avete scelto per eseguire questo esercizio, e respirate profondamente e con calma.
Cercate di non pensare al contatto fisico che state per avere, ma concentratevi su di voi.
Osservate il vostro corpo, partendo dalla punta dei piedi, passando alle gambe, alle ginocchia, alle cosce, al bacino, alla pancia, allo stomaco, poi guardate i palmi delle vostre mani, le dita in ogni parte, quindi gli avambracci e le braccia, poi le spalle, il petto, e pensate al vostro viso. Pensate che ognuna di queste parti è bellissima e compiuta, nonostante le sue imperfezioni, e funziona bene, vi è utile, è importante per voi. Sorridete dunque mentalmente ad ogni parte di voi, del vostro corpo.
Ora pensate a quando siete nati: ogni parte del vostro corpo era già così, com’è adesso, solo più piccola, solo con dimensioni diverse, ma era già compiuta, così come lo era al momento in cui siete stati partoriti. Voi eravate già perfetti quando eravate ancora contenuti nel grembo materno, e vostra madre vi conteneva perfettamente, con il ventre liscio, rotondo e teso come la luna piena.
Immaginate a questo punto il bambino che eravate e concentratevi su di lui, e visualizzatelo, abbracciato alla madre, dopo aver poppato, addormentato, sazio, tranquillo, caldo, completo, appagato. Desiderate essere di nuovo il bambino di quell’immagine. Siatelo, dunque.
Rivolgetevi al vostro compagno e fatevi abbracciare: assumete la posizione che vi viene spontanea, purché vi permetta di rilassarvi, abbandonarvi, farvi sostenere.
Nessuna paura, adesso, nessuna preoccupazione: la persona che vi abbraccia vi ama, potete fidarvi di lei, non avete bisogno di pensare a nulla. Assaporate la tranquillità di questo abbraccio, di questa notte, di questo momento, e lasciate che il presente si dilati. Sentitevi amati, protetti, sicuri. I bambini lo sanno bene: non hanno bisogno che di coccole e di tenerezza, e anche noi.
Rimanete in quella posizione fin quando lo desiderate, e non preoccupatevi di addormentarvi: capita sempre anche ai bambini.
Questo esercizio va eseguito con una persona con la quale si ha confidenza, poiché consta di un contatto fisico che non tutti accettano da un estraneo. L’ideale sarebbe eseguirlo con la propria madre, ma vanno bene anche il compagno o la compagna, un amico o un fratello, in ogni caso una persona con cui si sente di potersi lasciar andare.

Suggerimento per la persona che abbraccia
Chi abbraccia ha un compito molto delicato: deve sostenere sì, ma con leggerezza, senza far percepire tensioni, fretta o impazienza. Deve dunque cercare di ascoltare l’esigenza dell’altro: sarà l’altro a staccarsi, quando lo riterrà opportuno. Abbracciare come una Madre significa accettare la persona che chiede di essere abbracciata, dimenticandoci di noi, mettere da parte momentaneamente le nostre esigenze e i nostri desideri per far posto a quelli dell’altro, come avviene in amore.


Esercizio n. 3 – La luna nelle mani
Ora siete seduti a terra con le gambe incrociate e la schiena dritta e rilassata. Allungate il collo, rilassate le spalle, inspirate ed espirate. Siete sereni, distesi, allo stesso tempo regali e estremamente semplici, come la luna.
I palmi delle vostre mani sono appoggiati al pavimento, vicino ai vostri fianchi, e voi respirate tranquillamente, ma profondamente, pensando che adesso alzerete le mani.
Staccate le mani dal pavimento, e distendetele, allungando le dita, allargandole, sentendole estendersi e riscaldarsi, dolcemente, senza sforzo, in maniera estremamente naturale. Guardate la luna piena, respirate, e sollevate le braccia: le vostre dita si allungano, sono grandi, enormi, infinite, da esse escono filamenti di luce che le tirano verso l’esterno, verso l’alto, come se doveste abbracciare l’intero campo visivo, per congiungerle ai contorni della grande luna davanti a voi….
Immaginate di racchiudere le mani attorno alla luna e di afferrarla, tenendola davanti a voi come un’enorme palla bianca; abbassatela all’altezza del petto, e guardatela pulsare…..
La luna si rimpicciolisce piano piano tra le vostre mani, raggiungendo le dimensioni di un melone, poi di una mela, poi di una palla da tennis, poi di un uovo…le punte delle vostre dita si avvicinano ed arrivano a congiungersi: le sentirete pulsanti, piene del potere della luna, che ora è entrata nelle vostre mani. Memorizzate questa sensazione e la successione di movimenti che vi ha portato ad essa: le vostre braccia che si sollevano e formano un semicerchio, la luna tra le vostre mani, le dita che si congiungono e la luna dentro le vostre mani, davanti al vostro cuore, e conservatela dentro di voi. Potrete rievocarla, ogni volta che desidererete ricaricarvi dell’energia della luna piena, limitandovi a congiungere le punte delle dita all’altezza del vostro petto.

Questi esercizi hanno due funzioni:
Innanzitutto ci rilassano e ci danno fiducia in noi stessi; specialmente quando attraversiamo una fase di rottura o la fine di qualsiasi situazione, può capitare di assumere un atteggiamento di chiusura e di pessimismo verso il futuro. Immaginando di avere davanti a noi molte strade aperte, molte e diverse possibilità di scelta, seppur ancora in embrione e non del tutto chiare, possiamo rinfrancarci, tranquillizzarci, ed assumere di conseguenza un atteggiamento positivo.
Inoltre ci fanno prendere coscienza di come il processo vitale, creativo, sia inarrestabile, e del fatto che siamo legati come il filo d’argento della luna al passato e al futuro. Diveniamo così il centro di noi stessi e della vita, ma soprattutto ci rendiamo conto di non essere soli, di appartenere, di “far parte”, di “essere” parte del ciclo inarrestabile ed onnipotente della creazione.





Credits to:
Prima immagine tratta dal sito http://www.ifir.edu.ar/~planetario/
Testo originale di Barbara Coffani per http://www.ilcerchiodellaluna.it 2006
Inserito nel sito
www.ilcerchiodellaluna.it il 14 gennaio 2006

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